Se siete alla ricerca di BTp indicizzati all’inflazione per mettervi al sicuro contro la perdita del potere d’acquisto, vi imbatterete sicuramente in due bond con scadenza praticamente uguale e rendimenti profondamente differenti. Parliamo dei titoli a 5 anni. Ne abbiamo due sul mercato secondario: il BTp€i 15 maggio 2026 e cedola reale 0,65% (ISIN: IT0005415416) e il BTp Italia 21 maggio 2026 e cedola reale 0,55% (ISIN: IT0005332835).

Il primo bond si acquistava ieri a una quotazione di 109,30, per cui offriva un rendimento negativo dell’1,20%.

Il secondo chiudeva a 106,50 e, pertanto, esibiva un rendimento negativo dello 0,76%. Com’è possibile che due BTp indicizzati e in scadenza a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro offrano condizioni così differenti?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo capire a cosa siano indicizzati: il BTp€i si aggancia all’inflazione Eurostat, cioè alla crescita media dei prezzi al consumo rilevata nell’Eurozona. Il BTp Italia, invece, è agganciato all’inflazione FOI, cioè quella rilevata dall’ISTAT per l’Italia e al netto della componente tabacchi.

BTp indicizzati e le aspettative d’inflazione

Poiché il BTp a 5 anni con cedola fissa rende in queste ore il -0,10%, otteniamo che lo spread con il BTp€i sia dell’1,10% e quello con il BTp Italia dello 0,66%. Questo significherebbe che il mercato nutre aspettative d’inflazione per una media dell’1,10% nei prossimi 5 anni nell’Area Euro e di due terzi di punto percentuale per l’Italia. In altre parole, stando a questi dati l’inflazione attesa sarebbe più alta nel resto dell’unione monetaria.

La scelta di uno dei due BTp indicizzati dipenderà, quindi, dalle nostre valutazioni sull’inflazione nell’uno e nell’altro caso. Se pensate che nell’Area Euro essa viaggerà su livelli ben maggiori dell’1,10%, il BTp€i potrebbe rappresentare un’opportunità d’investimento. Se pensate, invece, che sarà l’inflazione italiana a crescere ben sopra i livelli attesi, meglio optare per il BTp Italia.

In questa scelta, inevitabile anche la valutazione sullo stato di salute dell’economia nell’Eurozona nel suo complesso e nella sola Italia. L’inflazione può (pur non necessariamente) fungere da parametro per captare le aspettative di crescita del PIL. Non a caso, quella italiana è stata mediamente inferiore alla media europea nell’ultimo decennio.

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