Per i titoli di stato europei questa seconda metà di agosto non si prospetta positivamente. L’inflazione in doppia cifra nel Regno Unito, la necessità per la Federal Reserve di restringere ulteriormente le condizioni monetarie e le preoccupazioni della stessa BCE circa lo stato dell’economia nell’Eurozona e l’elevata crescita dei prezzi al consumo dipingono uno scenario avverso al mercato obbligazionario. Le quotazioni dei bond cedono e i rendimenti salgono. Questi ultimi si allargano nel Sud Europa rispetto al mercato “core” tedesco.

E così, oggi lo spread BTp-Bund è salito sopra 225 punti base. Il BTp green svetta nella classifica dei rendimenti sovrani italiani. Fu emesso per la prima volta agli inizi dello scorso anno. Scadenza 1 aprile 2045 e cedola fissa 1,50% (ISIN: IT0005438004), questa mattina esibiva una quotazione inferiore a 68,50 centesimi. Ad essa corrispondeva un rendimento lordo del 3,88%.

Solamente due settimane prima – siamo al 4 agosto – la quotazione del BTp green si avvicinava ai 75 centesimi. Il rendimento lordo era del 3,30%. Praticamente, in metà mese è salito di oltre mezzo punto percentuale, per l’esattezza dello 0,58%. Considerato l’arco di tempo che ci separa dalla scadenza, cioè oltre 22 anni e mezzo, il maggiore rendimento cumulato spettante oggi all’obbligazionista si aggira sopra il 13%. In altre parole, chi avesse acquistato il bond agli inizi di agosto, in portafoglio avrebbe inserito un asset molto meno fruttifero nel corso degli anni.

BTp green 2045, grossa plusvalenza alla scadenza

Il rendimento netto immediato, quello che scaturisce dal rapporto tra cedola netta e prezzo di acquisto, oggi si attesta a 1,92%. Ai massimi di inizio agosto, stava a 1,76%. Dunque, fino alla scadenza il beneficio effettivo per l’obbligazionista nell’avere acquistato il BTp green a quotazioni del 9,3% più basse sarebbe limitato. Il grosso del maggiore rendimento arriverebbe dalla maggiore plusvalenza nell’aprile 2045.

Di BTp green in circolazione ve ne sono per 13,5 miliardi di euro.

Probabile che il Tesoro emetterà un nuovo bond “verde” entro la fine dell’anno, verosimilmente su una scadenza molto più corta. Questo genere di bond vincola (informalmente) l’emittente a usare i proventi raccolti per raggiungere gli obiettivi di natura ambientale annunciati. Nel caso specifico, però, non esiste alcun incremento della cedola qualora il Tesoro non riuscisse a centrare gli obiettivi entro le date indicate.

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