All’inizio di questa settimana, il responsabile per il debito pubblico del Tesoro, Davide Iacovoni, ha annunciato diverse novità sulle emissioni di titoli di stato nel corso del 2022. Una di queste riguarda i BTp Futura. Il dirigente ha ammesso che l’ultimo collocamento non sia andato splendidamente, ma ha anche aggiunto che non vi fossero aspettative e che l’esito non ha impattato la gestione complessiva del debito. Per l’anno prossimo, ha garantito che vi sarà almeno un’emissione certa e che il Tesoro valuterà l’esistenza di spazio per una seconda.

Ad ogni modo, sui BTp Futura potrebbero arrivare accorgimenti sui “meccanismi di premialità”. Sappiamo che questi bond offrono cedole crescenti all’obbligazionista. Inoltre, riconoscono un premio fedeltà a quanti acquistano il titolo in fase di collocamento e lo detengono fino alla scadenza. Nel caso dei BTp Futura 2037 e 2033, essendo la durata lunga, è stato previsto lo sdoppiamento del premio fedeltà, con un acconto del 40% erogato dopo otto anni. L’entità di questo rendimento extra dipende dall’andamento del PIL nominale italiano.

BTp Futura, possibili cambiamenti al premio fedeltà

Quali potrebbero essere gli accorgimenti di cui parla il Tesoro? Per capirlo, dovremmo partire dallo scarso appeal riscosso da tutti i quattro BTp Futura sin qui emessi. A parte la struttura dei tassi che non convincerebbe le famiglie, proprio il premio fedeltà non invoglierebbe per il semplice fatto di andare perduto nel caso in cui si vendesse il bond anche solo un giorno prima delle date fissate per la sua corresponsione. A questo punto, due le possibili risposte: aumentare la frequenza dei pagamenti, fatto salvo l’ammontare massimo complessivo finale, così da accrescere le probabilità di percepimento del rendimento extra; riconoscere il premio fedeltà a tutti i possessori, indipendentemente dalla data di acquisto.

Tuttavia, in questo secondo caso non avrebbe senso parlare di “fedeltà”, perché sarebbe semplicemente un rendimento accessorio e legato all’andamento del PIL.

Di fatto, esso si rifletterebbe nei prezzi e aumenterebbe l’appeal dei BTp Futura. Ma anche solo mantenendo la condizione imprescindibile dell’acquisto in fase di collocamento e il possesso senza interruzioni fino alle scadenze fissate, avvicinando queste ultime si imprimerebbe una svolta positiva alla domanda. Immaginate se il BTp Futura 2037, anziché riconoscere l’acconto dopo otto anni, lo erogasse già dopo 4 anni.

Infine, su quali scadenze punterebbe il Tesoro? Il tratto lungo si mostra poco appetibile in una fase di bassi tassi come questa. E, peraltro, vi sono già due BTp Futura a presidiarlo. Il tratto medio-lungo vede la presenza dei titoli in scadenza nel 2028 e nel 2030. A questo punto, resterebbe il tratto medio-corto, più congeniale per il retail. Probabile, quindi, che la prossima emissione riguardi la durata quinquennale. Una scadenza nel 2026 centrerebbe due piccioni con una fava: accorcerebbe la durata dell’investimento e avvicinerebbe anche la corresponsione del premio fedeltà.

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