Ieri, il Tesoro ha presentato in conferenza stampa BTp Futura, un titolo di stato riservato al retail, cioè ai risparmiatori italiani. Avrà durata di 8-10 anni – la scadenza verrà comunicata il prossimo 19 giugno – e una cedola “step-up”. Previsto un premio fedeltà dell’1-3%, a seconda del tasso di crescita del pil. Bisogna ammettere che si tratti di un bond originale nel suo genere, perché presenta caratteristiche simili a quelle di un BTp Italia per quanto concerne il premio fedeltà e la sua vocazione retail, per il resto sarebbe un titolo con cedola crescente e solo marginalmente agganciato per rendimento alla crescita economica.

BTp Futura, cos’è e come funziona il nuovo bond per i risparmiatori lanciato dal Tesoro

Un’analisi completa non è possibile effettuarla, in quanto non conosciamo i numeri certi dell’emissione di luglio, probabilmente la prima di una serie. Già si parla, ad esempio, di una seconda dopo l’estate, forse già a settembre. Una cosa ci sentiamo di dirla: non ci aspettavamo un BTp di questo genere e, in un certo senso, il lancio ufficiale di ieri ha deluso le attese di molti analisti.

Partiamo dalla durata. Poiché il Tesoro si pone come obiettivo di consolidare il debito pubblico, sia allungandone le scadenze e sia aumentando la quota di investimento tra le famiglie, immaginavamo una durata ben più lunga. Ad oggi, quella media ponderata risulta in area 7 anni, per cui gli 8-10 anni comunicati ieri appaiono poca roba. I “Patriot Bond” americani, ad esempio, hanno una durata minima di 20 anni. Sappiamo, poi, che l’emissione avverrà alla pari, mentre ci si aspettava una vendita molto sotto 100 per rendere il titolo appetibile, magari a fronte di una scadenza molto lunga.

Rendimento non allettante

E il rendimento? In fase di emissione coinciderà con la cedola media del titolo. Guardando alla curva sovrana italiana, notiamo che il rendimento a 8-10 anni si aggira al momento in area 1,30-1,40%.

Stando all’esperienza dell’ultimo BTp Italia, probabile che il Tesoro decida di offrire un premio ai risparmiatori e, quindi, allo stato attuale dovremmo attenderci un rendimento intorno all’1,50%. Basterà per allettare i portafogli delle famiglie? Il problema principale consiste nella struttura della cedola, che essendo crescente negli anni dovrà necessariamente essere inizialmente più bassa del rendimento medio sopra immaginato, salvo salire sopra di esso nell’ultima parte di vita del bond.

Per capirci, a fronte di un rendimento medio all’emissione dell’1,50% e di 4 “gradini” biennali ipotizzati per una scadenza a 8 anni, magari la cedola iniziale sarebbe dell’1,20% per i primi due anni, dell’1,40% per il terzo e quarto anno, dell’1,60% per quinto e sesto anno e, infine, dell’1,80% per gli ultimi due anni. Difficile credere, però, che vi sarà una corsa all’acquisto per inserire in portafoglio un titolo con tasso d’interesse iniziale così basso. E’ vero che questi livelli siano considerati oggi fuori mercato un po’ ovunque presso i paesi avanzati, ma l’Italia rappresenta un’eccezione negativa.

Certo, c’è da aggiungere il premio, che non sarà inferiore all’1% e non potrà essere superiore al 3% del capitale nominale. Nel caso di un ottennale, avremmo un rendimento extra di 0,125-0,375%, mentre nel caso di un decennale di 0,1-0,3%. Bene, benissimo, se non fosse che all’atto dell’emissione un risparmiatore tende a non guardare con troppa passione a un guadagno, che gli verrebbe corrisposto solo 8-10 anni più tardi e solamente se avrà detenuto il bond fino all’ultimo giorno. Per concludere, l’investimento risulterebbe allettante, date le alternative di pari grado di sicurezza, ma siamo lontani dal quel bond rivoluzionario di cui si ventilava nelle scorse settimane. A meno che non fosse reso più simpatico da una normativa fiscale favorevole.

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