Il Tesoro emetterà quest’anno almeno un nuovo BTp Futura, ma nella seconda parte del 2022 potrebbe arrivarne un secondo, il sesto da quando questo tipo di emissioni debuttò nel luglio 2020. E ha aperto a qualche cambiamento nel metodo di calcolo del premio fedeltà, forse riconoscendo quanto si sia rivelato poco appetibile agli occhi degli obbligazionisti. In effetti, ad oggi non c’è stato un solo collocamento che abbia fatto faville, malgrado i rendimenti offerti sopra i livelli di mercato.

Il BTp Futura 2033 (ISIN: IT0005466351) ieri esibiva sul MoT di Borsa Italiana una quotazione di poco superiore ai 97 centesimi.

Il rendimento lordo si attesta così all’1,53%, pari all’1,34% netto. Dobbiamo ricordare che il bond fu emesso alla pari a novembre e stacca cedola allo 0,75% per i primi quattro anni, all’1,35% per il secondo quadriennio e all’1,70% per gli ultimi quattro anni. Pertanto, il rendimento alla scadenza iniziale fu di poco meno l’1,27%.

BTp Futura e premio fedeltà

Dunque, nel giro di poche settimane il rendimento lordo è salito dello 0,26% annuo, circa lo 0,23% netto. Da qui alla scadenza, il rialzo netto cumulato è del 2,7% (3,12% lordo). Perché vi diciamo questo? Il BTp Futura 2033 offre un doppio premio fedeltà, corrisposto su due date. Complessivamente, esso varia da un minimo del 2% a un massimo del 6% del capitale investito. E’ riconosciuto solamente ai sottoscrittori in fase di collocamento che manterranno il bond in portafoglio fino alle date indicate per i pagamenti.

Il premio fedeltà dipende dall’andamento del PIL nominale dell’Italia. Pertanto, nel caso in cui questi crescesse meno del 2% medio all’anno, l’obbligazionista otterrebbe il 2%. Se crescesse oltre il 6% medio, l’obbligazionista riscuoterebbe il 6%. Stando alle attuali quotazioni, è come se l’acquirente oggi entrasse in possesso di un premio fedeltà corrispondente a circa la metà del livello massimo erogato dal Tesoro. Infatti, rispetto al prezzo pieno di sottoscrizione, può inserire in portafoglio il BTp Futura a un prezzo più basso e, quindi, a un rendimento più alto.

Dunque, se il PIL nominale crescesse mediamente meno del 3% nei prossimi dodici anni, i sottoscrittori non avranno fatto alcun affare. Praticamente, aspettando poche settimane avrebbero potuto incassare lo stesso rendimento complessivo e senza restare esposti ai dati macro.

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