Sono tornate le vendite ai danni dei titoli di stato, italiani compresi. Il 7 dicembre scorso, il BTp a 10 anni toccava il suo prezzo massimo e offriva un rendimento di poco superiore al 3,60%. Nella giornata di oggi, questo risulta salito in area 4,35%, cioè di tre quarti di punto percentuale. In termini di quotazione, siamo in presenza di un crollo del 6%. Abbastanza pesante per una scadenza non così lunga. Lo spread con il Bund si è allargato da 180 a quasi 215 punti base. Nel frattempo, va detto, si è impennato anche il rendimento decennale tedesco da un minimo di 1,78% al 2,18% di queste ore.

Cos’è successo lo sappiamo già. La Banca Centrale Europea (BCE) ha aumentato i tassi d’interesse di un altro 0,50% e ha annunciato che ci saranno ulteriori rialzi “significativi”. Ha altresì avviato per il mese di marzo prossimo il quantitative tightening: gli acquisti dei bond inseriti a bilancio con il “quantitative easing” (QE) saranno ridotti di 15 miliardi di euro al mese.

Tutte queste notizie hanno indisposto gli investitori, i quali hanno venduto particolarmente bond italiani per i maggiori timori sul nostro debito pubblico. Il BTp a 10 anni ha praticamente cancellato i guadagni delle scorse settimane. Fino a quale punto potrà salire il rendimento?

BTp a 10 anni torna a fine settembre?

Qui, abbiamo a che fare con le aspettative del mercato. Da quando la BCE ha annunciato le sue mosse di politica monetaria giovedì scorso, gli investitori si sono convinti che i tassi d’interesse saliranno più del previsto. L’Euribor a 3 mesi era atteso a un massimo del 3% entro giugno prima del board, ora fin sopra il 3,40% entro settembre. Questo lascia intendere che vi sarebbero altri due rialzi dei tassi da 0,25% ciascuno prima non (più) scontati.

Grosso modo, ci siamo riportati alle aspettative di fine settembre. E allora il BTp a 10 anni offriva il 4,75%.

In altre parole, il rendimento italiano potrebbe salire ancora e raggiungere i livelli di quasi tre mesi fa. Chiaramente, a parità di intervento della BCE, che agisce ancora sui mercati tramite i riacquisti dei bond con il QE (integralmente fino a febbraio) e il PEPP. Rispetto ad oggi, un altro 0,40% in più all’anno per un decennio, cioè +4% lordo cumulato fino alla scadenza. Il prezzo potrebbe scendere di un altro 3,5-4%.

E guarda caso, anche il Bund a 10 anni si attestava intorno ai livelli attuali alla fine di settembre. Per essere più precisi, aveva offerto un rendimento fino al 2,25% in quelle sedute. Dunque, staremmo tornando indietro di tre mesi. E, tuttavia, è probabile che i mercati abbiano iper-reagito a mosse tutt’altro che impreviste della BCE. Nelle prossime settimane, potrebbero tornare a più miti consigli. Se nel mezzo ci sarà il calo dell’inflazione nell’Area Euro anche a dicembre, chissà che le paure di questi giorni non siano fugate.

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