Mentre il clima anche sui mercati diventa inevitabilmente semi-festivo, l’intonazione rimane positiva per il mercato obbligazionario. Neanche le tensioni nel Mar Rosso stanno scalfendo il buon umore degli investitori. Il rischio che le petroliere debbano circumnavigare l’Africa per evitare possibili attacchi dei ribelli Houthi nello Yemen ha riportato i prezzi del greggio a ridosso degli 80 dollari al barile. Ciononostante il BTp a 10 anni offriva stamattina un rendimento in calo fin sotto il 3,60%. Lo spread con il Bund decennale si attestava a 162 punti base o 1,62%.

Rally da due mesi

Soltanto due mesi fa, il BTp a 10 anni rendeva il 5%. Il rally nel frattempo ha fatto salire la quotazione del 12%, portandola da meno di 94 centesimi a 105. Parliamo del bond del Tesoro con scadenza 1 marzo 2034 e cedola 4,20% (ISIN: IT0005560948). Questo significa che chi inserisse oggi in portafoglio tale titolo, porterebbe a casa un rendimento lordo cumulato di oltre il 14% inferiore a soltanto sessanta giorni fa.

Il crollo del rendimento è una cattiva notizia per i risparmiatori, mentre suona molto positivamente per lo stato italiano. Questi può indebitarsi a costi già nettamente inferiori rispetto a poche settimane fa. Il trend può proseguire nelle prossime settimane, anche se per il momento il taglio dei tassi di interesse appare pienamente scontato e riflesso nei prezzi dei bond.

BTp 10 anni, calo rendimenti ancora possibile

D’altronde il BTp a 10 anni partiva da livelli di rendimento relativamente elevati. Rispetto a due mesi fa lo spread si è contratto di oltre 40 punti base o 0,40%. E resta elevato, se lo confrontiamo con quello nel resto del Sud Europa. In pratica, potrà continuare a stringere e, anche a rendimenti tedeschi invariati, il decennale italiano avrebbe modo di apprezzarsi ulteriormente. Considerate che il bond a 10 anni rende meno del 3,10% in Grecia, al 2,95% in Spagna e al 2,70% in Portogallo.

Grosso modo, il rendimento del BTp a 10 anni risulta ancora oggi a premio di mezzo punto percentuale rispetto agli ormai ex titoli paria ellenici.

La chiusura del gap potrà avvenire solo in un contesto rassicurante per i conti pubblici italiani. Ciò implica non solo tassi in calo, ma anche resilienza dell’economia nazionale e prudenza fiscale ribadita nero su bianco dal governo Meloni.

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