Giovedì scorso è arrivato il decimo aumento dei tassi di interesse consecutivo della Banca Centrale Europea (BCE). Il costo del denaro è salito al 4,50% e sui depositi bancari al 4%. Non era stato mai così alto nell’Eurozona sin dalla nascita della moneta unica. I rendimenti sovrani sono ulteriormente lievitati, compresi quelli italiani. Un trend che sta interessando anche il tratto ultra-lungo della curva. Sul mercato italiano il bond di durata più longeva è il BTp a 50 anni. Scadenza 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883), fu emesso due anni e mezzo fa in condizioni del tutto differenti da quelle odierne.

Lo segnala il basso tasso offerto agli obbligazionisti.

Crollo quotazione con aumento rendimenti

Man mano che l’inflazione è salita, i rendimenti di mercato si sono innalzati anch’essi. Affinché il BTp a 50 anni restasse appetibile, è stato necessario un tracollo della sua quotazione. In questa fase, essa risulta dimezzata rispetto ai livelli nominali. Oggi, viaggia in area 53,55 centesimi e offre un rendimento lordo annuo quasi al 4,60%.

Grafico BTp a 50 anni

Il BTp a 50 anni può considerarsi un titolo altamente speculativo, cioè foriero di forti guadagni in un contesto di discesa dei tassi. Tuttavia, passano i mesi e l’inversione del trend non si avverte ancora. In teoria, con la BCE che ha già alzato i tassi di 450 punti base in appena quattordici mesi, le aspettative d’inflazione avrebbero dovuto “raffreddarsi” al punto da stimolare un recupero dei prezzi sul tratto lungo della curva. Non sta accadendo.

BTp a 50 anni debole con paura stagflazione

Il fatto è che i mercati restano in attesa di capire se ci troviamo dinnanzi a una fase di crescente disinflazione o se stiamo avviandoci verso la stagflazione. Questo secondo termine evoca un periodo terribile per l’economia occidentale, colpita negli anni Settanta e fino a tutti i primi anni Ottanta dallo shock petrolifero. Del resto, anche il bond austriaco a 100 anni sta performando malissimo sul mercato obbligazionario, quotando ad appena 37,50 centesimi.

Così come il BTp a 50 anni, ciò segnala che il timore di un’inflazione perdurante esista e sia anche più serio di quanto pensiamo.

In questi giorni, l’economista Nouriel Roubini ha persino invitato le banche centrali a continuare ad alzare i tassi di interesse, sostenendo che il raggiungimento dei rispettivi target d’inflazione non sarebbe altrimenti possibile. Ad oggi, il mercato non sconta un taglio dei tassi BCE almeno fino a tutta la prima metà dell’anno prossimo. E nel medio termine il costo del denaro è atteso non significativamente inferiore ad oggi. In buona sostanza, il BTp a 50 anni non inizierebbe a risalire in misura robusta e convincente neanche nei prossimi mesi. A meno che la recessione morda nell’Eurozona e i toni a Francoforte cambino.

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