Nell’ottobre 2016, il Tesoro emise il primo bond a 50 anni, cioè il BTp con scadenza 1 marzo 2067 e cedola 2,8% (ISIN: IT0005217390). Quel bond rimase isolato fino allo scorso anno, quando fu decisa l’emissione di un nuovo bond a 50 anni, stavolta con scadenza 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883). Nel frattempo, il titolo ha vissuto salite vertiginose e discese ripide nei suoi primi anni di vita. Scese a una quotazione di 78 centesimi nell’autunno del 2018 e salì a un massimo di oltre 134 nel dicembre 2020.

Ieri, il BTp 2067 di attestava poco sopra la pari, potendosi acquistare sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana in area 100,55. A tale prezzo, esibiva un rendimento netto del 2,43%. Quest’anno, perde circa il 10,5% e per contro guadagna lo 0,46% in termini di rendimento. Nello stesso arco di tempo, il BTp 2072 si è deprezzato altrettanto, salendo di rendimento dello 0,45%.

La nuova scadenza a 50 anni offre un rendimento netto del 2,53%, appena +0,10% sul BTp 2067. Pur di poco, si rivela più generoso e, quindi, conveniente per l’obbligazionista. Tuttavia, se compariamo le sole cedole, notiamo che il BTp 2067 garantisce un flusso di reddito fisso rapportato all’investimento del 2,78% all’anno, il BTp 2072 del 2,53%. Dunque, il primo bond “Matusalemme” continua a mostrarsi più interessante sotto il profilo del tasso d’interesse di circa un quarto di punto percentuale netto.

BTp 2067, alta volatilità per la duration

Non stiamo parlando di percentuali eclatanti. Comunque, resta importante distinguere tra cedola e rendimento ai fini dell’investimento. Quest’ultimo nulla ci dice sul quando l’obbligazionista maturerà il guadagno. Il caso estremo è quello di un bond senza cedola e che prezza sotto la pari. Per ipotesi, trattasi di un decennale acquistabile sul mercato a 80 centesimi. Offre di fatto un rendimento annuo composto del 2,25% lordo. Supponiamo di confrontarlo con un bond di pari durata, ma con cedola 2,25%. Rendimento uguale, se non fosse che nel primo caso dovremmo aspettare la scadenza per incassarlo, mentre nel secondo il flusso di reddito incassato sarebbe periodico (semestrale o annuale).

Per il resto, BTp 2067 e BTp 2072 presentano una duration non troppo dissimile: circa 3,5 anni più bassa il primo a 26,7 anni. Entrambi sono bond volatili, risentendo delle variazioni dei rendimenti in misura molto marcata. E in una fase di rialzo dei tassi come questa, i cali dei prezzi sono inevitabili, oltre che pesanti. Verosimilmente dovranno passare anni prima di rivedere i livelli di prezzo di qualche mese fa. E con un’inflazione italiana al 7%, in pochi tra le famiglie vorranno vincolarsi su scadenze così lunghe per rendimenti reali così negativi.

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