I rendimenti sovrani italiani si sono sostanzialmente stabilizzati nelle ultime settimane dopo mesi di caduta senza sosta. A dire il vero, si tratta di un trend globale, come globale è stato il trend negativo per il mercato obbligazionario da quasi un anno a questa parte. Ma nello specifico dei titoli di stato italiani, questa fase rischia di essere di quiete prima della tempesta. Il 21 luglio la BCE alzerà certamente i tassi d’interesse di almeno lo 0,25%. In quell’occasione, svelerà anche i dettagli sullo scudo anti-spread preannunciato a giugno.

Molto elevate le probabilità di delusione sui mercati. Se così, ripartirebbe l’attacco speculativo contro i nostri bond. Dicevamo, perdite elevatissime negli ultimi mesi. Pensate al BTp 2051, che ha ceduto oltre il 40% del suo prezzo da inizio anno, crollando a meno di 67 centesimi. E dire che il 14 giugno scorso aveva toccato un minimo storico di 58,90 centesimi.

BTp 2051 in dollari, confronto con bond in euro

Meglio ha fatto un altro BTp 2051, che ha la rilevante differenza di essere stato denominato in dollari USA (ISIN: US465410CC03). Stacca una cedola annuale del 3,875%. Ma tenete conto che la quotazione risulta scesa a meno di 79 centesimi, per cui la cedola netta effettiva si attesta al 4,30%. Per capirlo, vi proponiamo un esempio semplice e veloce. Immagina di acquistare oggi un lotto minimo di 200.000 dollari (circa 197.044 euro). Ogni anno riceverai un tasso d’interesse pari a 7.750 dollari al lordo dell’imposta del 12,50%, cioè di 6.781,25 dollari netti. Ma voi avete speso 157.840 dollari per acquistare i titoli al prezzo di quasi 79 centesimi. Pertanto, la vostra cedola equivale a un rendimento immediato del 4,30%.

Alla scadenza, il Tesoro ti restituirà 200.000 dollari, cioè realizzeresti una plusvalenza lorda del 23,8% e netta del 20,8%. Suddivisa quest’ultima per i quasi 29 anni d’investimento, sarebbe come dire che, oltre alla cedola, il BTp 2051 in dollari vi offre oggi un ulteriore 0,72% netto.

Complessivamente, siamo su un livello di rendimento del 5%. Niente affatto male. Esso si confronta con il 3,30% netto offerto dal BTp 2051 in euro. Dunque, siamo di fronte a una differenza dell’1,7% all’anno, qualcosa come il 50% da qui alla scadenza.

Occhio al fattore cambio

Dove sta l’inghippo? Nel cambio euro-dollaro. Se risale rispetto ai livelli attuali, il valore effettivo delle cedole e del capitale rimborsato sarà per noi inferiore. Il mercato pretende correttamente un rendimento maggiore sui BTp in dollari per coprirsi dal rischio di un molto probabile indebolimento del biglietto verde contro la moneta unica. Del resto, siamo scesi ai minimi degli ultimi venti anni, ma come recita la frase di un celebre film anni ’90 “non può piovere per sempre”.

Anche il BTp 2051 in dollari quest’anno ha subito grosse perdite, ma inferiori a quelle accusate dall’omologo bond in euro: -35,5% contro -40,3%. E nel frattempo il cambio euro-dollaro è sceso del 10,5%, per cui le perdite effettive del primo non arrivano al 25%, oltre 15 punti percentuali in meno. Per il resto, nessun rischio specifico in agguato. Anzi, c’è una linea di pensiero per cui i titoli di stato italiani emessi in valute diverse dall’euro non sarebbero soggetti a una possibile ridenominazione in lire per il caso (più teorico che concreto) in cui l’Italia uscisse dall’euro o scomparisse l’euro stesso.

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