Agli inizi del 2019, il Tesoro emetteva un nuovo bond a 30 anni, il BTp 01 settembre 2049 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005363111). Un’altra era per i mercati finanziari. La pandemia non esisteva ancora e, soprattutto, l’Italia era finita da mesi nel mirino degli investitori con la nascita del primo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega. Già il tasso d’interesse offerto ci sembra al giorno d’oggi spropositato, visto che attualmente la scadenza a 30 anni offre meno della metà, cioè neppure l’1,80%.

E dire che i rendimenti siano risaliti negli ultimi mesi, in scia alle previsioni d’inflazione più “calde”.

Già nei mesi successivi all’emissione, il BTp 2049 si apprezzava sui mercati, a seguito delle schiarite politiche tra elezioni europee e caduta del governo Conte con nascita contestuale del bis retto da PD e non più dalla Lega. E così, il bond esordiva nel febbraio 2019 intorno alla pari, mentre oggi si acquista sopra 146. In pratica, chi volesse inserirlo in portafoglio, dovrebbe spendere quasi un terzo in più del valore nominale.

BTp 2049, maxi-balzo delle quotazioni

In meno di tre anni, il BTp 2049 risulta apprezzatosi di quasi il 46%. Ma non sarebbe l’unico guadagno percepito dall’obbligazionista, il quale nel frattempo avrebbe incassato cedole lorde per il 10,6%. In totale, i guadagni avrebbero superato il 56%. Al netto della tassazione, sarebbero stati quasi del 50%. Un rendimento su base annua prossimo al 16%. E tutto questo nell’era dei tassi a zero. Attualmente, il titolo offre un rendimento lordo dell’1,50%, pari all’1,31%. Ma pensate che alla fine dello scorso anno, all’apice del boom dei prezzi sul mercato obbligazionario, questo titolo sfiorò la quotazione di 160 con il rendimento netto sceso sotto l’1%.

Per quanto i rendimenti siano attesi in salita nei prossimi mesi e anni, difficilmente la quotazione del BTp 2049 scenderà sotto la pari. Verosimile, invece, che vi rimarrà ben al di sopra, continuando a permettere agli obbligazionisti di disinvestire realizzando plusvalenze da aggiungere alle laute cedole incassate sin dall’emissione.

Chiaramente, ci stiamo riferendo a coloro che posseggono il bond dai primi mesi del 2019.

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