Tra i numerosi titoli di stato in circolazione ve n’è uno di cui non si parla granché, ma che presenta condizioni a dir poco interessanti sotto il profilo della remuneratività dell’investimento. E’ il BTp 1 agosto 2039 e cedola 5% (ISIN: IT0004286966). Il bond debuttò sul mercato ormai una quindicina di anni fa come ultra-trentennale. Al momento, la sua durata residua è inferiore ai 17 anni. Dall’emissione ad oggi, ha staccato cedole per un controvalore netto pari a circa il 76% del capitale investito.

Nel frattempo, l’inflazione cumulata nel nostro Paese è stata del 33%. In poche parole, il bond ha offerto un rendimento netto reale nell’ordine del 43%. Su base annua, qualcosa come intorno al 2%.

Un dato più che soddisfacente. Oggi, il BTp 2039 si acquista a un prezzo di circa 112,50. Ciò corrisponde a un rendimento lordo alla scadenza del 4%. Quest’anno, la quotazione ha perso oltre un quarto del suo valore, mentre guadagna il 10% dai minimi di ottobre. La cedola netta risulta essere del 4,375%, valore che scende al 3,89% se rapportato al prezzo di acquisto.

Neanche questo dato sembra deludente. Tutt’altro. E il punto è che il BTp 2039 dispone di margini di recupero dei prezzi nel medio termine. Alle quotazioni attuali, infatti, offre un rendimento nettamente superiore a quella che è stata la scadenza a 15 anni dell’Italia nell’ultimo decennio (2,67%). Tra meno di due anni, questo titolo avrà una durata residua proprio di 15 anni. Se per allora avesse una quotazione di 120, il suo rendimento scenderebbe in area 3,15%. E, quindi, anche in un contesto caratterizzato da condizioni monetarie non espansive, il titolo può apprezzarsi da qui ai prossimi 12-18 mesi.

BTp 2039, quotazione futura in rialzo?

Se così e rivendessimo il BTp 2039 tra circa un anno e mezzo, il rendimento effettivo sarà stato di circa il 7% netto all’anno. Oltre alla cedola, infatti, avremmo maturato persino una plusvalenza.

Chiaramente, la direzione dei tassi di mercato la deciderà la politica monetaria da qui ai prossimi trimestri. Scontato ad oggi un aumento del costo del denaro al 3%, così come la cessazione almeno parziale dei riacquisti dei bond tramite il “quantitative easing”. Notizie più “hawkish” nel breve farebbero ripiegare ulteriormente i prezzi e salire i rendimenti. Viceversa nel caso di notizie più “dovish”.

In definitiva, il BTp 2039 si mostra un buon investimento, pur nella congiuntura non certo positiva per il mercato obbligazionario di questi mesi. Ha dalla sua una cedola elevata, unitamente a una quotazione non alta, seppure sopra la pari. Certo, se da qui a pochi anni tornasse ai massimi toccati durante la pandemia (sopra 166 nel dicembre 2020), i guadagni sarebbero enormi per l’obbligazionista. Ma non sembra che sia uno scenario anche solo ipotizzabile.

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