Se volessimo investire su un orizzonte temporale lungo, ma non eccessivo, le occasioni non mancano. E non necessariamente dovremmo attendere le nuove emissioni del Tesoro. Sul mercato esistono decine di titoli di stato che offrono opportunità interessanti dal punto di vista del mix tra rendimento, cedola e prezzo. Il bond di cui parleremo in questo articolo è il BTp 1 marzo 2035 con cedola 3,35% (ISIN: IT0005358806). La sua durata residua è oggi inferiore agli undici anni. La sua emissione risale al 22 gennaio del 2019, per cui il debutto avvenne come titolo della durata iniziale di oltre 15 anni.

Cedola alta all’emissione del 2019

A quel tempo, le condizioni monetarie nell’Area Euro erano molto abbastanza espansive, certamente molto più di oggi. La Banca Centrale Europea (BCE) teneva i tassi di interesse azzerati, anche se aveva appena sospeso il Quantitative Easing. Il programma di acquisto dei bond sovrani e corporate sarebbe stato riattivato dall’anno successivo. In Italia, però, le tensioni erano state altissime nei mesi precedenti. Il primo governo di Giuseppe Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega, fu bocciato dai mercati. Lo spread esplose nell’autunno del 2018 e il collocamento di un BTp Italia a novembre sarebbe stato disertato dalle famiglie.

In questo contesto avvenne l’emissione del BTp 2035. La cedola del 3,35% per quel periodo risultò elevata. E il prezzo di aggiudicazione fu fissato persino sotto la pari a 99,61 centesimi. L’investitore si portava così a casa un rendimento annuo netto effettivo del 2,94%. Oro colato in un periodo di inflazione italiana nulla. Da allora, sono passati cinque anni e due mesi e mezzo. Considerato che la data di godimento fu fissata a partire dall’1 settembre del 2018, la cedola risulta essere stata maturata ad oggi per oltre cinque anni e mezzo. In tutto, l’obbligazionista avrebbe percepito il 15,33% rispetto all’esborso effettuato.

Rendimento netto reale negativo

Poco, tanto, il giusto? Un primo parametro per capirlo è il raffronto con l’inflazione italiana.

Da gennaio 2019, cioè dal momento dell’emissione, essa è stata del 16,8% cumulato. In pratica, il BTp 2035 ci ha esitato un rendimento netto effettivo reale del -1,47%. Le cose andrebbero peggio se decidessimo di rivendere ai prezzi attuali. La quotazione di 96,34 centesimi ci infliggerebbe un’ulteriore perdita del 3,4% rispetto al prezzo di emissione. In totale, accuseremmo quasi il -5%.

Per chi, invece, decidesse di acquistare oggi il BTp 2035, le prospettive si farebbero più interessanti. Ci troviamo dinnanzi a una cedola effettiva netta del 3,04%. Pur scontando un’inflazione italiana in linea con il target del 2% fissato dalla BCE (le previsioni del mercato sono ben inferiori per il medio-lungo termine), otterremmo comunque un buon 1% netto reale. Non è neppure detto che dovremmo mantenere il bond in portafoglio fino alla scadenza. L’eventuale risalita delle quotazioni ci permetterebbe di rivendere con profitto. Sarebbe una via di uscita anche per quanti lo avessero acquistato a prezzi alti e non vedono l’ora di limitare o azzerare le perdite.

BTp 2035 più interessante con il taglio dei tassi

Esistono buone probabilità che lo scenario positivo si verifichi? Ragionando a spread invariato e con il taglio dei tassi in vista, i rendimenti sarebbero destinati a scendere. Tra un anno, il BTp 2035 sarà un decennale. Questi offre attualmente intorno al 3,70-3,80%, circa tre quarti di punto percentuale sopra il tasso sui depositi bancari della BCE atteso a fine anno. Tenendo fermo tale premio, a fine 2025, in base alle attuali previsioni sui tassi, dovremmo attenderci un rendimento in area 3%. Non sarebbe un movimento da poco, in conseguenza della duration modificata di 8,8 anni. Significa che registreremmo un apprezzamento anche superiore al 5%. A patto che i tassi scendano come previsto.

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