Il rendimento decennale italiano ha subito un bel tracollo questa settimana, essendo arrivato a scendere sotto 3,70%. Considerate che alla fine del 2022 aveva chiuso al 4,70%. Un boom del prezzo, che si spiega con il rally obbligazionario globale in queste prime settimane del nuovo anno. I mercati stanno interpretando i vari segnali in arrivo da banche centrali e dati macro come la conferma che la stretta sui tassi d’interesse starebbe giungendo al termine. Ma il BTp a 10 anni a cui facciamo ancora riferimento sugli schermi delle piazze finanziarie è quello con scadenza 1 dicembre 2032 e cedola 2,50% (ISIN: IT0005494239).

Il prossimo “benchmark” offre condizioni assai diverse. E’ il BTp 1 maggio 2033 con cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128). A differenza dell’attuale decennale, la cui quotazione non arriva a 89 centesimi, esso prezza sopra la pari. Si acquistava a oltre 103,20 questo venerdì e mercoledì sfiorava 105.

La diversa quotazione è conseguenza della più alta cedola offerta dal BTp 2033. Il suo rendimento alla fine dell’ottava risultava del 3,96%, circa 6-7 punti base o 0,06-7% in più dell’altro decennale. Quest’anno, mette a segno un rimbalzo del 6,5%. Ma dovete sapere che esiste anche un altro BTp in scadenza sempre nel 2033, per l’esattezza il 15 giugno. E stacca una cedola ancora più alta: 5,375% (ISIN: US465410BG26). Presenta una peculiarità, se vogliamo un rischio in più: è denominato in dollari USA. Questo titolo prezzava venerdì a 100,80, un po’ sopra la pari. A ciò corrispondeva un rendimento in area 5,25%. Da inizio anno, apprezzamento del 3,5%.

I movimenti dietro ai BTp 2033

Perché il BTp 2033 in euro dovrebbe rendere quasi l’1,30% in meno della scadenza in dollari? L’emittente è lo stesso – il Tesoro italiano – per cui il rischio di credito rimane identico. Tuttavia, è il rischio di cambio a determinare tale spread. In altre parole, il mercato sconta un dollaro tendenzialmente più debole contro l’euro da qui alla scadenza tra dieci anni.

Alla fine del 2022, cioè tre settimane fa, il BTp 2033 in euro rendeva il 4,84%, quello in dollari il 5,80%. Allora, lo spread risultava di 96 punti base o 0,96%. Questo significa che il divario tra i due titoli si sta ampliando a favore del decennale in euro.

Si capisce perché. Il cambio euro-dollaro è salito nel frattempo da 1,07 a oltre 1,08. Soprattutto, il mercato crede che la moneta unica continuerà a rafforzarsi tra una BCE costretta ancora ad alzare i tassi d’interesse nei prossimi mesi contro l’alta inflazione e una Federal Reserve giunta quasi al culmine della sua stretta. Nello stesso arco di tempo, lo spread tra BTp 2033 in dollari e T-bond a 10 anni è sceso da 192 a 135 punti. A cosa sarà stato dovuto questo movimento? Probabile che il mercato si sia spostato verso asset in dollari più remunerativi, dato che i titoli di stato americani hanno visto scendere parecchio il loro rendimento.

Inoltre, è aumentato l’appetito per il rischio. L’allentamento atteso sui tassi globali spinge gli acquisti dei bond fuori dagli USA. Non a caso, il rischio sovrano percepito per l’Italia è sceso considerevolmente. I CDS a 5 anni segnalano una discesa del costo per assicurarsi contro un eventuale default tricolore da 130 a 105 punti a gennaio, ai minimi da aprile 2022. D’altro canto, lo spread BTp-Bund stringe a 175 da oltre 210 punti nello stesso periodo. Con la conseguenza che anche il BTp 2033 in euro offre rendimenti relativamente minori rispetto agli omologhi tedeschi di poche settimane fa. E anche rispetto alla scadenza in dollari è diventato meno appetibile, ma senza tenere conto del fattore cambio.

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