I rendimenti dei titoli di stato italiani si sono stabilizzati nelle ultime sedute dopo essere scesi nelle settimane precedenti. Chi volesse acquistare oggi un decennale, otterrebbe un rendimento annuale nell’ordine del 4%. A meno di non virare sulla scadenza denominata in dollari, che offre poco più del 5%. Va da sé, in questo secondo caso, che andrebbe incontro al rischio di cambio. Restando sulla scadenza a dieci anni, abbiamo esaminato l’andamento di due bond: il BTp 1 maggio 2033 con cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128) e il BTp 15 giugno 2033 in dollari USA con cedola 5,375% (ISIN: US465410BG26).

Partiamo proprio dal secondo, che ha toccato i minimi di prezzo il 24 ottobre scorso, in coincidenza con l’insediamento della premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Allora, la quotazione era scesa a 91,33 centesimi, mentre ieri saliva sopra 103 (+13%). D’altra parte il cambio euro-dollaro nel frattempo è salito da 0,9850 a 1,09. In pratica, la divisa americana ha perso il 10% contro la moneta unica. In questi otto mesi abbondanti, poi, l’ipotetico investitore avrebbe maturato un interesse del 3,60%.

BTp 2033 in dollari a minore premio

Tirando le somme, il BTp 2033 in dollari ci ha offerto da fine ottobre un rendimento lordo effettivo del 5,5%. E sempre a fine ottobre debuttava sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana il BTp 1 maggio 2033 in euro. La quotazione si aggirava intorno alla parità (99,95 centesimi al termine della prima seduta), mentre ieri era a 103,46 (+3,50%). Anche in questo caso dobbiamo considerare la cedola incassata per quasi il 3%. In totale, il rendimento esitato  stato da allora nell’ordine del 6,50%.

Dunque, la scadenza in euro è stata più redditizia di quella in dollari da fine ottobre. Ciò si deve al fatto che il dollaro si sia deprezzato considerevolmente contro l’euro. L’impennata del prezzo non è riuscita a compensare adeguatamente tale perdita. Ieri, il BTp 2033 in dollari rendeva a premio di 118 punti base o 1,18% sul T-bond a 10 anni.

Invece, il decennale in euro offriva un premio di +170 punti o 1,70%. A fine ottobre, gli spread erano rispettivamente di 250 e 225 punti. C’è stato un tonfo in entrambi i casi, pur più accentuato per la scadenza in dollari. Il rischio sovrano percepito si è ridotto per il debito pubblico italiano. E ci sarebbero margini per un ulteriore restringimento dei rendimenti per i titoli in euro. Grecia docet.

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