Ieri, il Tesoro ha effettuato un’operazione di concambio con ad oggetto cinque titoli di stato. In emissione vi sono stati due bond già in circolazione da decenni. Uno era il BTp 1 maggio 2031 con cedola 6% (ISIN: IT0001444378). Il suo debutto sul mercato sovrano italiano risale niente di meno che all’autunno del 1999. Inizialmente, quindi, ebbe una durata trentennale. Al momento, presenta una durata residua di circa sette anni e mezzo. Si tratta di un titolo abbastanza liquido, se è vero che le emissioni sfioravano ieri i 31 miliardi di euro prima del concambio.

Alta cedola effettiva netta

Il BTp 2031 esibisce una quotazione sopra la pari e a quasi 110. Significa che per acquistarne un lotto minimo di 1.000 euro, bisogna spendere sui 1.090 euro. In cambio, offre una cedola molto generosa anche per i livelli attuali dei rendimenti. Il 6% lordo equivale al 5,25% netto, che rapportato al prezzo di acquisto scende intorno al 4,80%. Questo è il rendimento immediato che il bond offre di anno in anno fino alla scadenza, quando l’obbligazionista accuserà una minusvalenza complessiva di oltre l’8% a seguito del “sovrapprezzo” versato in fase di investimento.

Cosa succede se decido di investire sul BTp 2031 per rivenderlo prima della scadenza e cercare così di evitare tale perdita? Partiamo dal rendimento lordo alla scadenza odierno del 4,60%. In pratica, se attendo fino alla data del rimborso ottengo il 4,60% lordo in media all’anno. Immaginiamo, però, di disinvestire tra due anni esatti. Per allora il bond avrà una durata residua di circa cinque anni e mezzo. A prezzo invariato, quale sarebbe il rendimento alla scadenza? Intorno al 4,05%. In questo momento, il BTp a 5 anni offre poco più del 4,30%. E’ verosimile che possa scendere nei prossimi mesi, una volta che il mercato avrà scontato il raggiungimento del picco dei tassi nell’Eurozona.

BTp 2031 con quotazione in risalita

Dunque, saremmo teoricamente in grado di rivendere il BTp 2031 prima della scadenza senza incorrere in perdite in conto capitale.

Spingiamoci oltre e supponiamo che la quotazione salga a 120. Rispetto ad oggi, quasi un +10%. Il rendimento si attesterebbe in area 2,15%. Era a quel livello prima dell’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea l’anno scorso. Difficile, però, che il costo del denaro torni a zero da qui ad un paio di anni, anzi è improbabile che accada in un futuro prevedibile, stando alle stesse dichiarazioni dei funzionari di Francoforte. Solo una forte recessione, unitamente al crollo dell’inflazione sotto il target del 2%, ricostituirebbe simili condizioni di mercato.

In conclusione, il BTp 2031 si rivela un investimento redditizio guardando alla sola cedola. E potenzialmente riuscirebbe a garantire la sostanziale tenuta del prezzo nel medio termine, consentendo all’obbligazionista di disinvestire senza perdite o persino maturando un minimo guadagno. Stiamo ragionando a parità di spread attesi e scartando lo scenario della stagflazione, tutt’altro che remoto per i prossimi anni.

[email protected]