E’ tornato l’appetito per i di titoli di stato. Questa settimana, i rendimenti lungo la curva sono scesi, pur in misura diversa da tratto a tratto. Il BTp a 10 anni offriva ieri meno del 4%, scendendo fino in area 3,95% e tornando ai minimi da cinque mesi a questa parte. Aveva fatto ingresso nel 2023 al 4,70%. Sempre ieri, il BTp a 2 anni rendeva sopra il 3,70%. La distanza tra le due scadenze si riduceva a meno dello 0,25%, un quarto di punto percentuale. Sfiorava i 150 punti o 1,50% all’inizio dell’anno.

Questo è quanto gli analisti definiscono “appiattimento della curva dei rendimenti“. In pratica, se presti denaro a lungo termine riesci a spuntare poco più di quanto ottieni prestando lo stesso denaro per un periodo breve.

Non è un caso che tra mercoledì e venerdì le banche italiane in borsa abbiano perso intorno al 2,5% in media. Per loro la curva piatta non è una buona notizia. Gli istituti di credito solitamente prestano denaro a lungo termine e lo prendono a loro volta in prestito sul mercato a breve termine. Se i rendimenti a lungo scendono ai livelli di quelli a breve, il loro margine d’interesse si riduce. Detto in altre parole, hanno minore convenienza ad erogare prestiti.

Il BTp a 10 anni sotto il 4% coincide con una discesa dello spread ai 163 punti base di ieri. Nelle ultime settimane, sono accaduti due fenomeni: gli investitori sono tornati ad acquistare bond per via dei timori per l’economia globale; stanno preferendo particolarmente i bond semi-periferici dell’Area Euro, in quanto percepiscono un minore rischio sovrano a loro carico. Ciò è dovuto a varie situazioni. In Grecia, ad esempio, c’è l’attesa vittoria del centro-destra al governo già con il premier Kyriakos Mitsotakis alle elezioni di domani. Per l’Italia ci sono le previsioni macro a risultare migliori delle precedenti e delle altre principali economie europee.

BTp 10 anni, margini di ulteriore rialzo prezzi

Il calo dei rendimenti è da attribuire alla sensazione che i mercati hanno sull’imminente fine della stretta globale sui tassi d’interesse. Non è quello che affermano le principali banche centrali. Anzi, Francoforte fa capire che arriverebbe ad alzare il costo del denaro fino a settembre. Tuttavia, venerdì i dati sul PMI manifatturiero, dei servizi e composito nell’Area Euro hanno evidenziato un deterioramento macroeconomico innegabile. C’è il serio rischio che, dopo la Germania, anche la Francia stia entrando in recessione.

La curva si appiattisce perché i rendimenti restano relativamente più alti sul tratto medio-breve. Le scadenze più corte catturano le aspettative sui tassi, cioè le condizioni monetarie attuali e dei prossimi mesi. Le scadenze più lunghe risentono delle aspettative d’inflazione. E queste stanno “raffreddandosi” per il medio-lungo termine, anche grazie alla restrizione monetaria in corso. Dunque, rendimenti più alti per i titoli di stato a breve sono speculari al calo dei rendimenti sul tratto lungo.

C’è margine per un’ulteriore discesa del BTp a 10 anni, se si considera che il rendimento decennale ellenico sia crollato quasi al 3,55%, in Portogallo al 3% e in Spagna sotto il 3,30%. E poiché lo spread italiano è correlato negativamente al rialzo dei tassi BCE, meno in alto questi saliranno nella percezione del mercato e più i rendimenti dei BTp potranno tendere ai livelli del resto del Mediterraneo. I prezzi, viceversa, salirebbero e farebbero felici coloro che volessero disinvestire per uscire dal mercato sovrano con profitto.

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