In settimana, su autorizzazione del consiglio di amministrazione, UnipolSAI ha emesso un bond da 500 milioni di euro e del tipo “Restricted” Tier 1 a favore dei soli investitori istituzionali. Gli ordini sono stati elevati, pari a circa 1,5 miliardi, provenienti per l’80% dall’estero. E’ stata la riprova della fiducia di cui gode la compagnia assicurativa italiana sui mercati finanziari, malgrado rating non proprio esaltanti. L’emittente, infatti, sui prestiti subordinati è valutato Ba2 da Moody’s, BB+ da Fitch e A- da S&P.

E quello appena emesso è un bond subordinato, come vedremo nel corso dell’articolo.

I bond “Restricted” Tier 1 hanno fatto la loro comparsa sul mercato obbligazionario italiano solamente nel 2017 e ad opera delle compagnie assicurative. In circolazione non ve ne sono molti, anche perché si presentano particolarmente rischiosi per i possessori. In quanto titolo di categoria Tier 1, essi devono essere emessi senza scadenza, per cui sono “perpetui”. Possono essere rimborsabili a distanza di non meno di 5 anni dalla data di emissione, devono possedere cedole interamente opzionali e non cumulabili e, infine, prevedere un trigger che faccia scattare o la conversione in azioni o, in alternativa, il taglio nominale del titolo (“haircut”).

Una volta che il bond possiede tutte queste caratteristiche può essere computato a capitale ai fini della direttiva europea sul cosiddetto “Solvency II”. Capite bene, quindi, che parliamo di un credito per l’obbligazionista che lo acquista, che facilmente può trasformarsi in un capitale di rischio o subire perdite di varia natura: le cedole possono non essere distribuite a discrezione dell’emittente e quando una o più non viene corrisposta non può più essere recuperata. Di solito, poi, il trigger che fa scattare la conversione o la tagliola è legato alla discesa dei ratios patrimoniali sotto il 75% dei livelli minimi regolamentari o sotto il 100% per almeno tre mesi.

Pioggia di obbligazioni subordinate a rendimenti appetibili e preclusi ai risparmiatori

Le caratteristiche del bond UnipolSAI

Nello specifico, il bond di UnipolSAI ha data di regolamento fissata per il 27 ottobre 2020. La prima data di reset è stata, invece, fissata per il 27 ottobre 2030. Fino ad allora, l’obbligazionista riceverà una cedola fissa annuale del 6,375%. Tra 10 anni, la compagnia potrà optare per rimborsare il prestito o per prorogarlo. In questo secondo caso, dovrà corrispondere agli obbligazionisti una cedola annuale pari al tasso midswap a 5 anni e aumentato del 6,744%. La cedola verrà ricalcolata ogni 5 anni e la compagnia potrà procedere al rimborso a ogni scadenza semestrale per il pagamento degli interessi.

Il titolo verrà quotato alla Borsa di Lussemburgo. L’operazione è stata curata da BNP Paribas, Intesa Sanpaolo, JP Morgan, Mediobanca e Unicredit. Nel caso delle compagnie assicurative europee, l’indice minimo di Solvency II a cui sono tenute è del 100%. Al 31 dicembre scorso, UnipolSAI esibiva un rapporto del 284%, molto superiore ai livelli minimi imposti e, pertanto, il rischio che scatti il trigger appare al momento molto basso. Resta il fatto che solo un investitore attento e preparato sarebbe in grado di seguire con la dovuta accortezza l’evoluzione finanziaria della compagnia, al fine di decidere se tenere in portafoglio un simile bond o se rivenderlo per tempo ed evitare i rischi. Pertanto, suggeriamo la massima prudenza nel caso si volesse acquistare il suddetto titolo.

Obbligazioni subordinate “vietate” ai risparmiatori, giusto privarli di opportunità di guadagno?

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