Lo scorso settembre, Uber emise un bond per 1,2 miliardi di dollari, attirando ordini per circa 2 miliardi. La cedola del 7,50% per la scadenza 15 settembre 2027 (ISIN: USU9029YAC40) è parsa subito interessante, specie se si considerano i rendimenti infimi mediamente vigenti in questa fase sui mercati avanzati. Certo, parliamo di un emittente “junk”, se è vero che Standard & Poor’s lo giudica “B-“, sei gradini sotto il livello minimo “investment grade”. La società che fa concorrenza ai taxi non ha ancora maturato utili e per il trimestre passato dovrebbe avere chiuso il bilancio in perdita, come ci si attende in vista dei dati che verranno pubblicati domani.

A ottobre, sono stati licenziati 350 dipendenti con l’obiettivo di contenere l’aumento dei costi.

Bond Uber 2027 con cedola 7,50%, ecco i rischi

La novità di questo bond è che da ieri è finalmente sbarcato sull’EuroTlx, la piattaforma di negoziazione a Milano presso Borsa Italiana. Sino ad ora, il titolo poteva essere tradato presso altre borse, tra cui quella di Berlino. Il debutto è stato positivo, esitando un prezzo di 105,64, superiore ai 104,435 nel frattempo vigenti presso il mercato tedesco. A tali livelli, il rendimento risulterebbe del 6,40%, molto appetibile anche per un’obbligazione “junk”.

E’ vero che si corre il rischio di cambio, ma anche tenendone conto, si otterrebbe un rendimento effettivo alla scadenza superiore al 4,50%, oltre 8 volte più alto dell’omologo BTp per durata. Certo, a parte il rischio di credito relativamente elevato, esiste un problema di liquidità degli scambi che emerge dagli spread denaro-lettera. Sia in Germania che in Italia, essi risultano superiori al 2% (2,2% a Berlino e 2,6% a Milano), segno che esisterebbero poche transazioni e le distanze tra venditori e acquirenti tenderebbero a rimanere alte.

Rischi normativi e azioni in calo

Nel caso di Milano, non siamo dinnanzi a un dato di per sé significativo, essendoci basati solamente sull’unica seduta tenutasi nella giornata di ieri.

Tuttavia, esso si mostra in linea, come detto, con il dato tedesco, dove la negoziazione avviene sin dall’emissione. I rischi derivanti da un investimento in obbligazioni Uber sono molteplici e forse il più importante è di natura normativa. Molti governi e autorità locali si trovano oggetto di ricorsi da parte delle associazioni dei tassisti, le quali lamentano che l’app fornirebbe un servizio sostanzialmente identico a quello svolto dai loro iscritti e che dappertutto risulta regolamentato.

Uber: rosso da $1,16 mld nel terzo trimestre 2019

Chi ci assicura che nei principali mercati in cui opera, prima o poi Uber non venga messo al mando, privando la società di fatturato utile anche per onorare le scadenze? Un segnale non positivo arriva dalle azioni della società. Rispetto all’IPO della primavera scorsa, hanno perso poco meno del 10%, a fronte di un +27% messo a segno dal Nasdaq in cui è quotato. Il mercato sconta le criticità e l’assenza di utili in vista da qui al medio termine, ma se nemmeno in tempi buoni come questi riesce a reggere di prezzo, cosa avverrà quando le economie avanzate saranno messe peggio? I ribassi non finiranno per lambire i bond, minacciando anche le posizioni degli investitori speculativi, cioè di quanti acquistano le obbligazioni Uber per sperare di rivenderle a quotazioni più alte prima della scadenza?

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