Quarto taglio dei tassi in tre mesi in Turchia, dove il cambio non smette di precipitare. La banca centrale ha deciso di abbassare il costo del denaro al 14% dal 15% precedente. Ieri, la lira turca contro il dollaro scambiava a oltre 15,50, perdendo il 52% quest’anno. In rialzo i rendimenti dei bond, con il decennale ad essersi portato al 22,41%. In termini reali, offre appena l’1%.

E’ un periodo molto pesante per i turchi, molti dei quali stanno cercando una scappatoia dall’alta inflazione e dalla svalutazione.

Invece, chiediamoci cosa accadrebbe oggi se avessimo investito un anno fa parte del nostro denaro in bond turchi. Concentriamoci sulle scadenze a 10 anni, di cui una in dollari e l’altra in valuta locale.

Bond Turchia, tra guadagni e maxi-perdite

Per la prima, prendiamo come riferimento il bond 15 gennaio 2030 e cedola 11,875% (ISIN: US900123AL40). Con una quotazione in area 127,50, offre un rendimento poco sotto il 7,30%. Un anno fa, si acquistava a circa 145, per cui ha perso nel frattempo il 12%. Tuttavia, il cambio euro-dollaro si è indebolito di quasi il 7%. Ciò significa che il dollaro si è rafforzato contro la moneta unica e ha attutito in parte il crollo del bond. E c’è la cedola. Rapportata al valore dell’investimento di un anno fa e rivalutata per il cambio attuale, porta in dote circa l’8,7%. Il saldo dell’investimento sarebbe stato positivo di circa il 4%.

Analizziamo adesso l’andamento dei bond turchi in lire con scadenza 13 novembre 2030 e cedola 11,70% (ISIN: TRT131130T14). Abbiamo già detto che offre più del 22%. La sua quotazione è crollata dai 97 centesimi di un anno fa ai 63,40 centesimi di ieri. Un tonfo del 34%, che si somma al -47% accusato dal cambio contro l’euro. Arriviamo a una perdita complessiva di oltre l’80%, frenata solo in minima parte dalla maxi-cedola. Il conto sarebbe ugualmente salatissimo: circa -75%.

Da una parte, saremmo riusciti a difendere il potere d’acquisto, visto che l’inflazione italiana ad oggi sosta un po’ al di sotto del 4%, mentre dall’altra avremmo mandato in fumo tre quarti del capitale. E le prospettive non appaiono incoraggianti per il futuro: la lira turca non sta trovando alcun “floor”, in quanto il governo è intenzionato ad andare fino in fondo con una politica di bassi tassi e alta inflazione. Il rischio è che prima o poi saltino in aria anche i bond in dollari, dato che con riserve valutarie sempre più basse Ankara avrebbe difficoltà crescenti a rimborsare i debiti contratti con l’estero.

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