Sono state settimane positive per i bond in dollari della Turchia. Un fatto ormai inconsueto per un’economia ancora alle prese con un’inflazione di quasi il 40% e con un tasso di cambio sempre al collasso. La scadenza a 5 anni è salita in meno di un mese da 95,40 centesimi a 102,79. Il rendimento è per contro sceso al 9,31%. La scadenza a 10 anni è andata anche meglio, portandosi da 90,35 centesimi a 100,98. Un apprezzamento di oltre il 10%, che ha fatto scendere il rendimento sotto la doppia cifra al 9,43%.

Il boom è dovuto al fatto che il mercato stia scontando un cambio di passo sull’economia da parte del rieletto presidente Recep Tayyip Erdogan. E il primo banco di prova del nuovo corso sarà questo giovedì. Il nuovo governatore Hafize Gaye Erkan, prima donna a guidare la banca centrale turca, terrà la riunione del board per decidere la linea da adottare sui tassi d’interesse. Il mercato si aspetta che questi saranno aumentati dopo essere stati tagliati dal predecessore Sahap Kavcioglu all’8,50%.

Bond Turchia, attesa sui tassi

Vietato sbagliare per Erkan. Insieme al ministro delle Finanze, Mehmet Simsek, dovrà convincere gli investitori a riportare i capitali stranieri nel paese. La risalita dei bond in dollari della Turchia segnala una cauta apertura di credito. La lira turca scambia contro il dollaro a 23,66, ma per il momento ha smesso di arretrare. Segno che il sostegno della banca centrale è ripreso dopo essere stato almeno parzialmente mollato nelle settimane passate. Ed è probabile che il governatore voglia attendere la reazione dei mercati alle sue prime decisioni sui tassi d’interesse prima di optare per la svalutazione tout court.

In effetti, se tornerà la fiducia sulla gestione del cambio e della politica monetaria, si renderà necessaria una svalutazione meno drammatica delle previsioni. E sarebbe un sollievo per i consumatori, travolti dall’esplosione dei prezzi al consumo negli ultimi anni.

Il rischio sovrano segnalato dai CDS a 5 anni per i bond della Turchia è sceso ai minimi dal novembre del 2021. L’apice era stato raggiunto alla vigilia del ballottaggio del 28 maggio scorso, quando il costo di questi strumenti di protezione contro il default era esploso sopra 700 punti base (7%). Oggi, risulta sceso a poco più di 470 punti.

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