Il terremoto nella provincia di Kahramanmaras, nel sud della Turchia, sarebbe stato il più grave ad avere colpito il paese dal 1939. Lo ha affermato il presidente Recep Tayyip Erdogan commentando a caldo le devastazioni provocate dal sisma, con migliaia di morti tra Turchia e Siria. Una scossa di magnitudo 7,8 della scala Richter ha colpito l’area nel cuore della notte, facendo crollare migliaia di edifici. Morte e rovine non hanno lasciato indenni neppure i mercati finanziari, con la Borsa di Istanbul che ha perso circa il 4% e gli stessi bond sovrani della Turchia in valuta straniera a ripiegare.

Non si tratta tanto di reazione psicologica ad un evento infernale, quanto della presa d’atto dei danni anche sul piano economico che esso ha provocato.

I bond della Turchia denominati in dollari hanno sfiorato perdite del 3% lungo la curva. Poiché i prezzi si muovono in direzione opposta ai rendimenti, questi ultimi sono risaliti. Un esempio lo offre l’obbligazione ultra-decennale con scadenza 14 febbraio 2034 e cedola 8% (ISIN: US900123AT75). Ieri pomeriggio, si deprezzava del 2,57% a 98,25 centesimi. Il rendimento saliva sopra l’8,40%. Considerato che il T-bond a 10 anni degli Stati Uniti nelle stesse ore offriva meno del 3,65%, il premio turco si aggirava intorno ai 475 punti base o 4,75%.

Più contenute le perdite dell’obbligazione con scadenza 25 marzo 2027 e cedola 6% (ISIN: US900123CL22): -0,95% a 91 centesimi e rendimento sopra l’8,80%. Anche in questo caso, il premio si aggira intorno ai 480 punti o 4,80%. Si tratta di valori cospicui, teoricamente capaci di preservare il capitale anche in uno scenario non estremo di apprezzamento del cambio euro-dollaro.

Bond Turchia, perché sale rischio di credito

A fronte di un rischio di cambio moderato, il rischio di credito non è così basso come sembra. I rating sono B per S&P e Fitch e B3 per Moody’s, il quinto gradino nell’area “junk” o “spazzatura” per le prime due agenzie e il sesto per la terza nelle rispettive scale di giudizio.

E questo, nonostante il debito pubblico turco sia solo al 35% del PIL. Il problema è che la lira turca continua a perdere valore a ritmi insostenibili. Ciò innalza il valore dei debiti espressi in valute forti, i quali comprendendo anche il settore privato si aggirano intorno alla metà del PIL, di cui una grossa parte a breve scadenza.

Il principale rischio nell’acquistare bond della Turchia in dollari consiste nell’eventualità che il governo di Ankara non fosse più in futuro capace di onorare i suoi debiti in valuta estera per le scarse riserve valutarie disponibili. Il terremoto nella notte tra domenica e lunedì aggrava certamente il quadro macroeconomico, richiedendo ingenti risorse pubbliche per fronteggiare i danni. A maggiore ragione che siamo in un periodo pre-elettorale. Ed Erdogan vorrà dimostrare ad ogni costo di essere capace di dare vita a una veloce ed efficiente ricostruzione. Possibili nuovi tagli dei tassi d’interesse da parte della banca centrale e aumento del deficit fiscale del governo. Entrambe le risposte intaccherebbero ulteriormente il cambio, alzando il rischio di credito dei bond della Turchia.

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