La banca centrale di Ankara ha abbassato ieri i tassi d’interesse di 100 punti base, portandoli al 18%. La decisione è arrivata inattesa e in anticipo di diversi mesi rispetto al percorso ipotizzato e auspicato dagli analisti. La mossa segna un campanello d’allarme per i bond sovrani emessi dalla Turchia. Ieri, il rendimento decennale viaggiava in area 17,40%, quello a due anni al 17,85%. Livelli nominali altissimi, ma sotto il tasso d’inflazione, per cui negativi in termini reali. Subito dopo l’annuncio, la lira turca è arrivata a indebolirsi contro il dollaro ai minimi storici, con il cross ad essersi portato fino a 8,80.

Il taglio dei tassi contravviene alla parola data dal governatore Sahap Kavcioglu, che aveva promesso di tenerli sopra l’inflazione. Questa è salita al 19,25% nel mese di agosto e accelerando per il terzo mese consecutivo. Il costo del denaro risulta, quindi, sceso al -1,25% reale. Non è la prima volta che la banca centrale turca perde di credibilità. La sua reputazione è andata bruciata da tempo, ovvero da quando il presidente Erdogan ha esternato la sua volontà di impedire l’attuazione di una politica monetaria restrittiva.

Bond Turchia, aspettative sulla curva dei rendimenti

Del resto, Kavcioglu a marzo era stato nominato al posto di Naci Agbal dopo solo quattro mesi dal insediamento di questi, proprio in virtù delle sue posizioni più accomodanti. Sta di fatto che dovremmo attenderci variazioni per i bond turchi. Il taglio dei tassi prematuro dovrebbe surriscaldare le già alte aspettative d’inflazione, a cui sono ancorati maggiormente i rendimenti a medio e lungo termine. Al contempo, il mercato dovrà attendersi un costo del denaro in discesa per i prossimi mesi.

Per quanto appena scritto, i rendimenti a lungo dovrebbero salire e quelli a breve scendere o almeno stabilizzarsi per un po’. In altre parole, la curva dei bond turchi sarebbe destinata ad appiattirsi per diventare successivamente ripida.

Al momento, invece, continua a mostrarsi invertita, con i rendimenti a breve più alti di quelli a lungo. Le agenzie di rating assegnano al debito sovrano della Turchia giudizi bassi: B+ per S&P, BB- per Fitch e B2 per Moody’s. Parliamo di titoli “spazzatura”, cioè con livello di rischio alto ed esposti alla volatilità dei mercati.

E i bond turchi in valute forti? Per quanto al riparo dal rischio di collasso della lira, anch’essi potrebbero pagare pegno. Non solo il rischio sovrano percepito dopo il taglio dei tassi tenderà a crescere per via della destabilizzazione finanziaria che esso comporta; tenete presente che il giorno prima, la Federal Reserve aveva aperto all’ipotesi di avviare la riduzione degli stimoli monetari entro breve. Se ciò facesse salire i rendimenti americani, la concorrenza dei bond USA crescerebbe e almeno per mantenere gli spread invariati, i bond turchi dovrebbero offrire rendimenti a loro volta maggiori, chiaramente passando per un deprezzamento.

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