Un cauto ottimismo si sta diffondendo a proposito del raggiungimento di un accordo tra Tunisia e Fondo Monetario Internazionale (FMI) per lo sblocco del prestito da 1,9 miliardi di dollari. Jihad Azour, direttore dell’ente per Medio Oriente, Nord Africa e Asia Centrale, ha fatto intendere che le distanze tra le parti sarebbero diminuite. E così i bond della Tunisia denominati in euro e dollari si sono apprezzati nelle scorse ore. L’FMI aveva annunciato lo stanziamento nel dicembre scorso, ma l’esborso del prestito è stato impedito dalla riluttanza del presidente Kais Saied ad accettare le riforme pretese in cambio, tra cui una politica di austerità fiscale necessaria per abbattere il disavanzo pubblico e il debito, già salito all’85% del PIL.

Bond Tunisia ad alto rischio default

Il bond della Tunisia in dollari con scadenza 30 gennaio 2025 e cedola 5,75% (ISIN: XS1175223699) si è portato fino a 53 centesimi, salendo del 2,3%. Il rendimento lordo offerto resta altissimo, a ridosso del 60%. E’ sintomatico dell’elevato rischio default scontato dal mercato. Su anche i bond della Tunisia denominati in euro. La scadenza 15 febbraio 2024 con cedola 5,625% (ISIN: XS1567439689) si è avvicinata ai 70 centesimi. In questo caso, il rendimento sfiora ancora il 70%.

C’è da dire che i bond della Tunisia avrebbero grossi margini di apprezzamento nel caso di accordo con l’FMI. In effetti, quando a dicembre l’istituto di Washington stanziò 1,9 miliardi a favore dello stato nordafricano, i prezzi dei titoli di cui sopra salirono rispettivamente in area 75 e 83 centesimi. Dunque, ai prezzi attuali sarebbero ipotizzabili incrementi fino al 30% nel primo caso e di quasi il 20% nel secondo.

C’entra allarme migranti

L’Unione Europea starebbe facendo pressione sull’FMI. Il governo italiano con la premier Giorgia Meloni è in prima fila per sensibilizzare le istituzioni finanziarie internazionali sulla crisi economica in Tunisia. Le sue coste sono punto di partenza per decine di migliaia di migranti africani ogni anno.

Un suo collasso economico aggraverebbe la crisi migratoria, con sbarchi ancora più incessanti sulle coste italiane. Sul piano geopolitico, poi, il paese rischia di essere risucchiato per necessità dal blocco guidato dalla Cina. E Saied si sta facendo forte proprio di questo per cercare di spuntare le migliori condizioni possibili sul prestito dell’FMI.

Ovviamente, anche i bond della Tunisia beneficerebbero della cessazione della stretta monetaria da parte delle principali banche centrali. Una maggiore liquidità sui mercati internazionali affluirebbe a favore delle economie emergenti e i rendimenti smetterebbero di salire. Tra l’altro, se ciò accadesse, lo stesso rischio di credito sarebbe percepito più basso, favorendo una discesa degli spread. La Tunisia ha bisogno di entrate fresche il prima possibile, dato il pericoloso assottigliamento delle riserve valutarie. A rischio non c’è solo la tenuta del debito, ma la convivenza pacifica nel paese.

[email protected]