Spesso capita di affidarci in modo troppo disinvolto alle definizioni senza approfondirle. Tutti abbiamo sentito certamente affermare che una data obbligazione sia “sicura”. Ma vi siete chiesti cosa significhi esattamente? Il caso dei bond SURE dell’Unione Europea può aiutarvi a comprendere meglio. Partiamo dal concetto di sicurezza. Si suole utilizzarlo perlopiù, se non esclusivamente, in rapporto al rischio di credito. Dire che un titolo sia sicuro, significa nel concreto che chi lo ha emesso è considerato un soggetto molto affidabile.

Ad esempio, la Germania per i Bund e gli Stati Uniti per i T-bond. Attenzione, perché la storia ci insegna che non esiste il rischio zero neppure nel mondo della finanza. Se capitasse un cataclisma imprevisto che colpisse Berlino, chissà se il governo federale sarebbe nelle condizioni di onorare il suo debito!

Fatta questa doverosa premessa, torniamo ai bond SURE. Anch’essi possono considerarsi più che sicuri. Sono emessi dall’Unione Europea, a cui tutte le agenzie di rating internazionali assegnano il rating tripla A. In effetti, il suo debito è sostenuto dai 27 stati membri, tra cui paesi come Germania, Olanda, Lussemburgo, Danimarca e Svezia, a loro volta giudicati massimamente affidabili. Non vi fate traviare, invece, dalla denominazione SURE, che in inglese vuol dire proprio “sicuro”. Essa è un acronimo che sta per “Sostegno per mitigare i rischi di disoccupazione in emergenza”.

Rendimenti su, prezzi crollati

I bond SURE furono emessi durante la pandemia per finanziare il sostegno al mercato del lavoro nell’area, duramente colpito a causa dei “lockdown”. Debuttarono in condizioni di mercato ultra-favorevoli, cioè offrendo rendimenti prossimi allo zero anche per le lunghissime scadenze. Se andate a guardare i loro prezzi oggi, noterete che siano letteralmente precipitati e al contempo i rendimenti si sono impennati. Ovvio. C’è stato il gran ritorno dell’inflazione, che ha costretto la Banca Centrale Europea (BCE) ad alzare i tassi di interesse di 450 punti base o 4,50% in poco più di un anno.

La scadenza 2 giugno 2028 senza cedola (ISIN: EU000A287074) quotava ieri poco più di 87 centesimi, offrendo un rendimento di quasi il 3,05%. Dai massimi del febbraio 2021 perde circa il 15%. Un’altra scadenza ben più longeva ci offre un quadro più desolante. Il bond SURE 4 ottobre 2040 e cedola 0,10% (ISIN: EU000A283867) scambiava a 56,62 centesimi, segnando un crollo superiore al 40% dall’emissione e del 45% dai massimi di tre anni fa. Offriva il 3,56%. Infine, la scadenza 4 novembre 2050 e cedola 0,30% (ISIN: EU000A284469) trattava a 44,40 centesimi, anche in questo caso in crollo verticale dall’emissione e, addirittura, a -60% dai massimi. Rendimento al 3,57%.

Bond SURE colpiti da duration alta

Questi esempi sono illuminanti sui rischi che corriamo nell’inserire in portafoglio obbligazioni a lunga scadenza e con cedole molto basse. La loro elevata “duration” le rende soggette a variazioni estreme anche a seguito di aumenti o riduzione dei rendimenti di entità modesta. Figuriamoci in una fase come l’ultimo anno e mezzo, caratterizzato dall’esplosione dei tassi. Certo, ragionando al contrario potremmo vedere le cose sotto una luce differente. Adesso che i tassi avrebbero raggiunto il culmine, i prezzi di obbligazioni come i sopra citati bond SURE fanno gola. Risultano troppo bassi per ipotizzare che non risalgano nei prossimi mesi o anni. Il problema è capire quanto tempo impiegheranno per svoltare, dato che un taglio dei tassi della BCE non è al momento all’orizzonte. Perlomeno, ufficialmente.

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