Le banche sono state invitate a collaborare a fianco dei consulenti Lazard Frères SA e Clifford Chance LLP per valutare la richiesta del governo dello Sri Lanka di effettuare uno swap sui bond in possesso. La notizia è stata diramata nella giornata di giovedì scorso dal Ministero del Tesoro e arriva a poca distanza dall’accordo raggiunto da un altro stato andato in default durante la pandemia: lo Zambia. Il buon esito delle trattative consentirebbe al Fondo Monetario Internazionale (FMI) di erogare una tranche di 337 milioni di dollari a Colombo, facente parte di un pacchetto di aiuti per 2,9 miliardi già stanziati e in attesa di approvazione definitiva.

Swap per rinviare pagamenti sul debito

Lo swap è un’operazione che consiste nell’emettere nuovi strumenti finanziari in cambio di altri già in circolazione. Nello specifico, anche se non sono emersi dettagli, punterebbe all’allungamento della durata dei bond dello Sri Lanka. Il presidente Ranil Wickremesinghe all’inizio di marzo aveva fatto appello ai creditori, affinché accettassero una moratoria sul debito fino al 2027. I pagamenti riprenderebbero dal 2028 e il capitale sarebbe ripagato entro il 2042. Solamente nel 2022, anno del primo default del paese dall’indipendenza dal Regno Unito dal 1948, il governo avrebbe dovuto pagare 6 miliardi di dollari, pari al 9,5% del Pil. Punta a contenere i pagamenti al 4,5% del Pil nei prossimi anni.

Proteste sociali e carenza diffusa di beni

Lo Sri Lanka è andato in default su bond per un controvalore di 51 miliardi di dollari. Due anni fa, si è arreso dinnanzi alle proteste di piazza, che portarono alle dimissioni e alla fuga del presidente e alla caduta del governo, accusati di corruzione. Le importazioni erano diventate insostenibili, mentre la produzione agricola interna era collassata con la conversione coattiva alle produzioni bio decisa dallo stato. Di conseguenza, le riserve valutarie si mostrarono insufficienti a garantire sia le importazioni che i pagamenti del debito estero.

Ne seguì una carenza diffusa e grave di prodotti, in parte ancora oggi esistente.

Ma il mercato sta scommettendo sul raggiungimento di un accordo. Dai minimi toccati alla fine del 2022, i bond dello Sri Lanka risultano quasi triplicati di prezzo. La scadenza del 28 marzo 2020 con cedola 7,55% (ISIN: USY8137FAR92) è schizzata da poco più di 20 a più di 58,50 centesimi. Sul fronte macro c’è da registrare il crollo dell’inflazione allo 0,9% a marzo dal 5,9% del mese precedente. I tassi di interesse sono fissati all’8,5% e il Pil dovrebbe tornare a crescere quest’anno dopo il pesante -7,8% del 2022 e il -3% del 2023. Ma il debito estero a breve termine resta elevato rispetto alle riserve: 7,5 contro 4,48 miliardi. A tutto questo si aggiunge una bilancia commerciale ancora in passivo.

Bond Sri Lanka restano in default

Anche se lo swap andasse a buon fine, un accordo con lo Sri Lanka per la ristrutturazione dei bond in valuta estera non è così vicino come pensiamo. Perlomeno, non verrebbe allo stato attuale siglato a condizioni molto desiderabili per gli obbligazionisti. Un gruppo di creditori nell’autunno scorso propose già un meccanismo step-down su 12 miliardi di dollari. Ma le riserve scarseggiano e l’FMI vuole vedere sacrifici a carico degli obbligazionisti prima di staccare un assegno. E’ bene che l’investitore se lo ricordi sempre quando va a caccia di rendimento sui mercati emergenti.

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