Torniamo su un bond sovranazionale, la cui emissione risale al febbraio del lontano 1998, quando ancora c’era la lira italiana. Essa avvenne per mezzo della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) per l’ammontare di 2 mila miliardi, corrispondenti a poco più di 1 miliardo di euro. La scadenza è in data 4 febbraio 2048 e si tratta di uno zero coupon (ISIN: XS0083662923), per cui debuttò sul mercato con una durata iniziale di ben 50 anni.

Premio legato a zero coupon

Il prezzo di emissione fu di 6,133 centesimi.

Esso corrispose a un rendimento del 5,74% lordo all’anno. Ieri, la quotazione era di 28,90 centesimi. Considerato che da qui alla scadenza manchino ancora 24 anni e un paio di mesi circa, il rendimento lordo attuale risulta essere del 5,13%. Il BTp di pari durata offre oggi intorno al 4,60%. Dunque, siamo in presenza di un premio di oltre lo 0,50% all’anno. Strano, se pensiamo che il bond sovranazionale abbia rating tripla A, mentre i nostri titoli di stato posseggono giudizi nettamente inferiori.

Tale premio è dato proprio dall’assenza di cedola. Il mercato pretende una remunerazione più alta per acquistare un titolo il cui rendimento è dato solamente dal maggiore prezzo alla scadenza o alla previa data di disinvestimento. Per un investitore cassettista, quindi, inserire in portafoglio questo bond sovranazionale significa non percepire alcun reddito per quasi un altro quarto di secolo.

Rendimento netto reale annuo del 4%

E qual è stato il rendimento dall’emissione ad oggi? Del 371%, che su base annua fa quasi il 6,20%. Al netto dell’imposizione fiscale, che è del 12,50% come sui titoli di stato italiani, scende al 5,90%. E c’è ancora da considerare l’inflazione italiana dalla data di emissione, pari a più del 64%. In termini annuali, circa l’1,9%. A conti fatti, il rendimento medio annuo netto reale è stato del 4%. Chi avesse acquistato il bond sovranazionale all’emissione, non avrebbe di cosa lamentarsi oggi.

Bond sovranazionale ideale per speculare su taglio tassi

Certo, ad inizio 2021 la quotazione aveva superato i 34 centesimi. Sarebbe stato ancora più redditizio disinvestire allora, tra l’altro a fronte di un’inflazione media annua più bassa. C’è da dire che mantenere questo bond sovranazionale in portafoglio sarebbe una buona strategia per speculare sul probabile rialzo della quotazione nei prossimi mesi e anni. Essendo uno zero coupon, la sensibilità alle variazioni dei rendimenti sottostanti risulta molto anno. Ad esempio, se oggi il rendimento scendesse dell’1%, la quotazione salirebbe intorno al 25%.

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