Mercati obbligazionari avidissimi di rendimenti. L’Italia offre l’1% solo a partire dai 10 anni e per spuntare il 2% bisogna attendere la scadenza 2067. Negli USA, il Treasury a 30 anni ormai concede l’1,20%, mentre il decennale arriva a stento al mezzo punto percentuale. In questo clima, l’Austria continua a spadroneggiare con due dei suoi bond più ricercati per una caratteristica peculiare: le lunghissime scadenze. A fine giugno, Vienna ha emesso un secondo titolo a 100 anni, stavolta con scadenza giugno 2120 e cedola 0,85% (ISIN: AT0000A2HLC4).

Esso è arrivato a nemmeno tre anni di distanza dalla prima tranche del settembre 2117, la cui cedola si attesta al 2,10% (ISIN: AT0000A1XML2).

Abbiamo già scritto sulle ragioni di una seconda emissione a 100 anni. Il Tesoro ha dovuto fare i conti con i rendimenti molto più bassi di quelli vigenti sul mercato nel 2017, quando dovette offrire agli investitori un tasso d’interesse molto più alto di quello preteso oggi. Quello che forse nemmeno il governo austriaco poteva aspettarsi è che di lì a poche settimane sarebbe risultato eccessivo persino questo nuovo tasso.

A giugno, il rendimento esitato tramite collocamento sindacato fu dello 0,88%, in quanto il prezzo di emissione si attestò a 98,01 centesimi. Stamane, esso risulta schizzato a circa 123,50, segnando un rialzo del 26% in appena 5 settimane. Il rendimento del nuovo bond scende così allo 0,50%, quanto l’Italia deve offrire per i suoi BTp già a 5-6 anni. E avevamo avuto il dubbio che la nuova scadenza avrebbe offuscato la precedente, mentre non è stato affatto così. Il bond 2117 si è portato da circa 196 di fine giugno agli oltre 215 di oggi, segnando una crescita vicina al 10% e vedendo il suo rendimento scendere allo 0,42%.

Guadagnare il 20% in e settimane e grazie all’Austria

I rischi futuri

Stiamo parlando di un successo oltre ogni previsione per il nuovo bond, in particolare, fatto salvo che il precedente toccò i massimi a inizio anno, quando la sua quotazione esplose sopra 235.

In entrambi i casi, la corsa segnala come il mercato resti a caccia di “safe assets”. Per questo, gli investitori comprano oro e bond considerati sicuri, come titoli tedeschi, austriaci, olandesi e americani. Le scadenze ultra-lunghe si rivelano più appetibili in questa fase, offrendo rendimenti e cedole più alti.

Il problema sta nella volatilità a cui questi bond a 100 anni si trovano esposti per l’altissima duration. In effetti, man mano che i rendimenti di mercato salissero, i prezzi scenderebbero rapidamente, specie nel caso del nuovo bond con scadenza 2120, che a fronte di una durata di soli 3 anni in più dell’altro, offre una cedola di due volte e mezza più bassa, per cui la quotazione dovrà muoversi più rapidamente per adeguarsi ai nuovi tassi di mercato.

La ripresa dell’inflazione impatterebbe negativamente sul mercato obbligazionario, alzando i livelli di rendimento pretesi dagli investitori. A pagarne maggiormente lo scotto sarebbero i titoli con duration maggiore, vale a dire di durata residua più alta e con cedole più basse. I due bond austriaci si prestano benissimo per maturare grosse plusvalenze nelle fasi di tensioni sui mercati, ma in uno scenario di graduale normalizzazione rischiano di infliggere perdite pesanti, dato che alla lunga un rendimento dello 0,50% per un investimento a 100 anni risulterà assurdo.

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