Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz è stato al centro delle cronache europee in queste settimane per la sua battaglia, insieme al più virulento olandese Mark Rutte, contro il “Recovery Fund”. A capo di uno degli stati “frugali” d’Europa, Vienna ha posto l’accento sull’esigenza di riforme economiche e risanamento dei conti pubblici per rilanciare le economie dopo l’emergenza Covid-19. E proprio questa fama di stato austero ha consentito a fine giugno all’ex impero di emettere un secondo bond a 100 anni, a distanza di nemmeno 3 anni dal lancio del primo.

Le nuove obbligazioni secolari hanno scadenza 30 giugno 2120 e cedola 0,85% (ISIN: AT0000A2HLC4). Sono state emesse a un prezzo di 98,01, esitando un rendimento di appena lo 0,88%. Grande successo all’atto del collocamento sindacato, replicato in queste prime settimane di negoziazioni sul mercato secondario, tanto che la quotazione odierna risulta salita sopra 117, un guadagno di ben 20 punti percentuali dalla fine di giugno. In conseguenza di questo super-apprezzamento, il rendimento già magrissimo per una scadenza così longeva è sceso ulteriormente, attestandosi al momento a poco meno dello 0,58%.

Partenza super-sprint per il bond a 100 anni dell’Austria: tutti lo vogliono, perché?

E l’altro bond a 100 anni? Esso scade in data 20 settembre 2117 (ISIN: AT0000A1XML2) e offre, però, una cedola fissa lorda annuale molto più alta (2,10%), essendo stata emessa la prima tranche in condizioni di mercato molto meno favorevoli di quelle odierne, per quanto allora si brindò al capolavoro. Contrariamente a quanto siamo portati a immaginare, la nuova emissione non ha oscurato affatto questo titolo, che nel mese di luglio è salito di un altro 3,5% a una quotazione strabiliante di 203,60, pur inferiore all’apice storico di 235 toccato nei primi mesi dell’anno. In sostanza, per acquistarlo bisogna sborsare oltre il doppio del valore nominale del bond. Per metterne in portafoglio 10.000 euro, ad esempio, serve pagare 20.360 euro.

Austria come “benchmark” a 100 anni nell’Eurozona

Il rendimento di questo titolo si attesta attualmente allo 0,51%, un po’ meno alto del nuovo, sia per la minore durata residua e, soprattutto, per la più alta cedola, che consente all’investitore di incassare un flusso di redditi annuale ben maggiore e di esporsi meno alla volatilità del mercato, data la più bassa “duration”. Facendo un confronto, la cedola lorda corrisposta dal bond 2120, rapportata ai prezzi dell’investimento, oggi sarebbe dello 0,7250%, mentre quella del bond 2117 sale all’1,03%.

Bond Austria a 100 anni: quale comprare tra le due scadenze per un trading aggressivo?

In entrambi i casi, parliamo di livelli di rendimento molto, molto bassi, indice della granitica fiducia di cui l’Austria gode sui mercati finanziari e che si è rispecchiata in queste settimane nel suo diverso approccio alle trattative sul Recovery Fund rispetto all’Italia. Vienna ha potuto trattare senza l’ossessione del costo di emissione del debito, contrariamente a Roma, che ha dovuto smuovere le montagne per strappare un accordo capace di far passare sui mercati il messaggio di uno scudo “fiscale” minimo a tutela delle economie del Sud Europa.

La Germania non ha una scadenza così lunga, arrivando i suoi Bund fino al 2050, cioè ai 30 anni di vita residua. Questo significa che i bond secolari austriaci fungono da “benchmark” per l’Eurozona e segnalano quanto basso sarebbe il costo della raccolta oggi da parte della Commissione europea per l’emissione di titoli a 100 anni. L’Austria non ha nemmeno la tripla “A”, avendola persa definitivamente nel corso della scorsa crisi finanziaria, fermandosi alla doppia “A”. Bruxelles, invece, godrebbe del voto massimo da parte delle agenzie di rating, per cui avrebbe modo di indebitarsi da qui a un secolo a costi ancora inferiori.

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