Risale all’aprile scorso la seconda emissione di un bond per San Marino. La piccola repubblica ha così raccolto altri 350 milioni di euro sui mercati internazionali. Agli inizi del 2021, aveva emesso il primo titolo fuori dai confini nazionali per 340 milioni. La somma incassata servirà proprio a rimborsare la scadenza del prossimo mese di febbraio. Fitch assegna al debito pubblico sanmarinese il rating BB, cioè il suo secondo giudizio più alto in area “non investment grade” o anche nota come “spazzatura”.

Per essere più diretti, il rischio default è considerato elevato.

Rendimenti alle stelle

E come avremo modo di verificare, proprio quest’alto rischio tiene altissimi i rendimenti dei bond di San Marino. Pensate che la scadenza 24 febbraio 2024 e cedola 3,25% (ISIN: XS2239061927) offriva ieri circa l’8,30%. Considerate che vi sono solamente sei mesi di durata residua da qui al rimborso, per cui il confronto può avvenire con i nostri BoT semestrali che offrono all’incirca il 3,75%. Dunque, lo spread viaggia in area 4,55%. Altissimo e in forte aumenta sia dall’emissione (circa 345 punti base o 3,45%) che rispetto ai mesi scorsi.

In effetti, questo bond di San Marino si acquistava ieri sul mercato secondario ad una quotazione di 97,40 centesimi. E sotto la pari vi era anche l’altro bond con scadenza 19 gennaio 2027 e cedola 6,50% (ISIN: XS2619991883). Ad una quotazione di 98 centesimi, rendeva quasi il 7,10%, un rendimento che si confrontava con il 3,55% del BTp di pari durata. Anche in questo caso siamo in presenza di uno spread intorno ai 455 punti o 4,55%. All’emissione di aprile, era a +300 punti o +3%.

Spread bond San Marino su con aumento tassi

E’ accaduto che negli ultimi mesi i rendimenti sovrani in Europa, così come in Nord America, abbiano ripreso quota sul calo non convincente dell’inflazione e la resilienza delle principali economie mondiali sia alla crisi energetica che alla stretta monetaria.

E ciò ha ampliato lo spread per i bond di San Marino, in quanto percepiti particolarmente a rischio. L’economia domestica è poco diversificata. Fino alla crisi finanziaria mondiale del 2008 era imperniata grosso modo sul sistema bancario, mentre negli ultimi anni è maggiormente dipendente dal turismo.

Per quanto l’importo della seconda emissione possa apparire contenuto, esso equivale a quasi un quarto del PIL. Il suo rimborso presenta oggettive difficoltà, tant’è vero che la repubblica ha dovuto provvedere alla raccolta con un anticipo di ben dieci mesi rispetto alla prima scadenza. Resta il fatto che rendimenti al 7-8% siano evidentemente fin troppo allettanti. Mettete in conto, però, l’eventuale difficoltà nel disinvestire anticipatamente all’occorrenza. La liquidità degli scambi è limitata proprio dai due importi assai scarni.

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