La Russia ha pagato in dollari le cedole in scadenza nella giornata di mercoledì 16 marzo e relative a due bond da rimborsare rispettivamente in data 16 settembre 2023 e 16 settembre 2043. L’importo sborsato dal Tesoro di Mosca è stato complessivamente di 117 milioni. La somma è stata trasferita sul conto di JP Morgan, la quale ha incaricato Citi di procedere all’accredito a favore degli obbligazionisti. Il default è stato così evitato per un soffio, sebbene ieri l’agenzia S&P abbia ugualmente deciso di tagliare il rating sovrano russo da CCC a CC, sostenendo che il rischio di mancato pagamento resta alto anche nelle prossime settimane.

La risposta del mercato è stata immediata. Questo pomeriggio, il bond russo in scadenza tra un anno e mezzo (ISIN: XS0971721450) balzava a una quotazione di 45,67 centesimi, segnando un rialzo di quasi il 150% in una settimana. Nei giorni scorsi, infatti, il titolo era arrivato a scambiare a meno di 20 centesimi. Il bond 2043 (ISIN: XS0971721963), invece, si è portato a ridosso dei 40 centesimi, anche in questo caso balzando di circa il 65% in una settimana. Significativi rialzi sono stati registrati anche per il resto dei bond denominati in valute straniere.

Bond Russia restano sotto stress con le sanzioni

I prezzi confermano, tuttavia, che il mercato sovrano russo resti in uno stato di stress. Fino a meno di un mese fa, infatti, le quotazioni si attestavano nettamente sopra la pari. Ma è positivo che la Russia abbia segnalato di voler pagare i creditori stranieri, malgrado le carenti riserve valutarie rimaste disponibili dopo il “congelamento” ad opera dell’Occidente con il terzo pacchetto di sanzioni varato a febbraio.

Il pericolo è stato scampato solo per il momento, comunque. Entro fine mese, dovranno essere pagate scadenze per 615 milioni di dollari, mentre in data 4 aprile scade un bond di 2 miliardi. Lunedì prossimo, poi, si attende il pagamento di una cedola da 66 milioni, sebbene afferisca a un titolo emesso con un contratto che assegna allo stato russo la facoltà di saldare gli obbligazionisti in rubli.

Dunque, non sarebbe default se Mosca si avvalesse di tale clausola. Fino al 25 maggio prossimo, poi, le sanzioni USA escludono i pagamenti dei bond a favore dei creditori americani. Dopodiché, l’incertezza aumenterà.

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