L’agenzia di rating S&P ha appena annunciato il declassamento dei bond russi in valuta estera da BBB- a BB+ (livello “spazzatura”) e di quelli in valuta locale da BBB a BBB-. In entrambi i casi, il “creditwatch” è negativo, cioè l’istituto si riserva di declassare ulteriormente i titoli del debito russo nelle prossime settimane. Una risposta è attesa entro tre mesi, quando S&P sarà in grado di valutare l’impatto effettivo della guerra ucraina sull’economia russa.

In settimana, USA ed Europa hanno comminato nuove sanzioni, alle quali presto se ne aggiungeranno altre. Nel mirino vi è proprio la capacità del governo e di larga parte del sistema bancario domestico di rifinanziarsi sui mercati internazionali.

I bond russi sono oggetto di sanzioni. Nel dettaglio, gli USA vieteranno alle entità americane di acquistare titoli sul mercato secondario emessi dal governo russo a partire dall’1 marzo. L’Unione Europea vieterà l’acquisto anche dei titoli emessi dalla banca centrale e ogni altra entità che agisca per conto del governo, a partire dal 14-esimo giorno dopo l’entrata in vigore delle sanzioni.

Cosa significa? I bond russi già emessi e negoziati sul mercato secondario non risultano oggetto di embargo. Potranno continuare ad essere acquistati dagli investitori americani ed europei anche in futuro, salvo nuove disposizioni contrarie. Per quanto riguarda il mercato primario, vale a dire il debito acquistato all’atto dell’emissione del governo, era già grosso modo oggetto di embargo da parte degli USA. Per questo, gli analisti credono che le nuove sanzioni annunciate in risposta all’attacco russo in Ucraina avranno effetti limitati sul mercato obbligazionario di Mosca.

Bond russi rimbalzati dopo il crollo

Forse, anche per questa ragione i bond russi in valuta estera sono rimbalzati nella seduta di venerdì. Pensate che la scadenza in dollari a 20 anni era sprofondata giovedì da 90,25 a 50 centesimi.

Ieri, chiudeva a 70 centesimi, segnando un rialzo spettacolare del 40%. Ovviamente, il prezzo resta quasi dimezzato rispetto ai livelli di apertura di quest’anno, superiori a 130. Ci sono altri fattori che spingono al cauto ottimismo. I bond russi in valuta estera ammontano a 33 miliardi di dollari, intorno al 2% del PIL. Ma la banca centrale russa dispone di riserve valutarie per 630 miliardi, di cui oro per 140 miliardi e dollari per un centinaio di miliardi. Per non parlare della bassa incidenza complessiva del debito pubblico, a meno del 20% del PIL. E si consideri che la Russia possiede anche un fondo sovrano in possesso di asset pari al 12% del PIL al terzo trimestre dello scorso anno.

In conclusione, le sanzioni ad oggi comminate dall’Occidente avrebbero un impatto debole sui bond russi. Ciò non esclude che un embargo più penalizzante finisca per tagliare effettivamente Mosca fuori dai mercati internazionali. Del resto, gli alti rendimenti di questi giorni stanno scontando già lo scenario peggiore.

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