I “green bond” o “obbligazioni verdi” stanno spopolando negli ultimi tempi, con emissioni superiori ai 100 miliardi di dollari nel mondo per la prima volta in appena 6 mesi, quelli che sono andati dal gennaio al giugno scorsi. Si tratta di investire in titoli del debito di società, che utilizzeranno i capitali raccolti per ridurre l’impatto ambientale, ad esempio, investendo nelle energie rinnovabili e/o riducendo le emissioni inquinanti. Ma in questi giorni è stato annunciato un titolo ancora più particolare, ribattezzato “bond rinoceronti”.

La Zoological Society of London and Capital Conservation, società fondata 15 anni fa nel Kenya, ha comunicato che emetterà un’obbligazione per 50 milioni di dollari, probabilmente nei primi mesi del 2020, legata alla conservazione dei rinoceronti neri in Africa.

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Questa specie animale rischia l’estinzione, se si pensa che ve ne erano nel mondo 65.000 nel 1970 e che oggi risultano appena 5.500. I rinoceronti neri sono vittime del bracconaggio, perché in alcuni stati come il Vietnam si pensa che la polvere ottenuta dalle loro corna abbia il potere di curare il cancro e di stimolare la virilità degli uomini. Per questo, la società punta a utilizzare i capitali raccolti per potenziare la popolazione dei rinoceronti neri africani, dove vivono 700 esemplari (il 12% del totale nel mondo), del 10% entro i successivi 5 anni.

Cosa sono i bond rinoceronti

Come funziona l’emissione? Si tratta di un cosiddetto “Rhino impact bond” e similmente alle altre obbligazioni “ad impatto” legherà i rendimenti al raggiungimento dei risultati prefissati. In pratica, l’investitore versa il capitale iniziale e l’emittente gli garantisce una cedola solo se sarà in grado di centrare gli obiettivi e in misura dipendente dal loro raggiungimento. I risultati verranno monitorati da una società di valutazione indipendente. In altre parole, se ZSL centrasse del tutto l’obiettivo di aumentare la popolazione dei rinoceronti neri del 12% in 5 anni, la cedola che verrebbe erogata alla scadenza sarebbe quella intera annunciata all’atto dell’emissione.

Se l’obiettivo fosse parzialmente mancato, anche la cedola verrebbe erogata in parte. Se, infine, l’obiettivo fosse mancato del tutto, niente cedola.

Ha senso buttarsi su un titolo di questo genere? Se si crede al progetto, senz’altro. Tuttavia, servono cautela e forse anche un minimo di conoscenze in campo biologico-veterinario per capire se l’obiettivo annunciato sia perseguibile nei tempi fissati e in quale misura. I rischi appaiono elevati, a parte che il bond verrà emesso in dollari e di per sé alla scadenza comporterebbe il rimborso di un capitale in euro di valore inferiore a quello investito. Probabile, infatti, che la domanda non arrivi dai classici investitori individuali, bensì da istituzionali, organismi sovranazionali e individuali molto abbienti, del tenore di Mark Zuckerberg o Bill Gates, per capirci. Parliamo di soggetti che punterebbero non tanto ad ottenere un rendimento in sé, quanto a mostrarsi socio-ambientalmente responsabili, beneficiando del plauso dell’opinione pubblica e del mercato. In sostanza, chi acquisterà questo bond lo farà per un ritorno d’immagine, oltre che per convinzione nel progetto. Sarà più un investimento pubblicitario, redditizio indipendentemente che la popolazione dei rinoceronti neri in Africa cresca o rimanga uguale.

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