Se il 2023 si fosse fermato al mese di ottobre, avremmo concluso che fosse stato un anno particolarmente negativo per il mercato obbligazionario. Le banche centrali si sono mostrate più aggressive delle previsioni con l’aumento dei tassi di interesse, necessario per contrastare livelli d’inflazione che non si vedevano da quaranta anni in Occidente. Poi, la ripresa con le avvisaglie di un taglio dei tassi meno lontano di quanto scontato. L’inflazione è ovunque scesa, avvicinandosi ai target degli istituti.

Il rally ha sostenuto il rialzo dei prezzi e la discesa dei rendimenti. A questo punto, conviene puntare sui bond o sugli Etf per cavalcare il trend positivo?

Come funzionano gli Etf

Gli Etf, acronimo per Exchange traded funds, sono fondi d’investimento a gestione passiva. Nell’ultimo decennio, hanno registrato un boom di investimenti e interesse inimmaginabile. E ciò è dovuto alla caratteristica principale di non puntare a battere il mercato. L’obiettivo di chi investe in questi fondi è di ottenere un rendimento in linea con l’andamento del mercato. Ad esempio, se investo in un Etf che punta sull’indice S&P 500, punto a portare a casa esattamente i movimenti di quell’indice nel periodo considerato.

I costi di gestione e, quindi, le commissioni degli Etf sono per questa ragione relativamente bassi. Nel caso di un Etf obbligazionario, il sottostante chiaramente è composto da un paniere di bond con date caratteristiche. Ad esempio, se investo in un Etf obbligazionario “high yield” in dollari USA della durata quinquennale per emissioni negli Stati Uniti, sto puntando su titoli del debito emessi da società americane con rating “spazzatura” e che hanno una scadenza media di cinque anni.

Differenze tra le due soluzioni

Qual è la differenza con i bond? Quando acquisto un titolo del debito, so per certo quale sarà il rendimento alla scadenza.

Chiaramente, stiamo scartando l’ipotesi di bond indicizzati o senza scadenza. Se oggi inserisco in portafoglio un BTp a 10 anni, so che otterrò un rendimento annuo lordo del 3,60% per un decennio. Con gli Etf, questa certezza non esiste. Se esso investe in BTp a 10 anni, non porterà i titoli a scadenza, ma li rimpiazzerà periodicamente, in modo da avere come sottostante sempre titoli della durata decennale. E poiché i rendimenti di questi possono variare nel tempo, non saprò mai quale sarà il mio rendimento.

In un contesto di aumento dei tassi di interesse, il rendimento dei bond sale e i prezzi scendono. Gli Etf obbligazionari, quindi, non si mostrano un buon investimento. Viceversa, se i tassi di interesse scendono. In altre parole, con i bond compriamo il rendimento e con gli Etf compriamo la duration. Se vogliamo approfittare, dunque, del trend positivo di questa fase, tendenzialmente gli Etf si prestano meglio per ottenere risultati migliori. Poiché mantengono inalterata la duration, i prezzi tenderanno a salire, mentre una volta che inseriamo in portafoglio un bond di qualsivoglia scadenza, la sua duration tende a ridursi nel tempo e offrirà così prospettive relativamente meno positive.

iBonds mix tra bond e Etf

Un mix tra le due soluzioni esiste e si chiama iBonds. Si tratta di Etf con la caratteristica di portare a scadenza i titoli obbligazionari sottostanti. I primi quattro in Italia sono stati quotati a settembre. Consentono di puntare sui bond in base alla solita gestione passiva, ma senza esporsi alla duration, avendo la certezza del rendimento. Principale difetto: sono ancora poco liquidi, per cui disinvestire può risultare difficile.

[email protected]