Non era il candidato più gradito ai mercati finanziari, ma i suoi primi passi da presidente stanno andando nella giusta direzione. Bola Tinubu ha esordito positivamente come capo di stato, mettendo le ali ai bond nigeriani in dollari. L’uomo è arrivato alla presidenza dopo avere vinto le elezioni di febbraio. Succede a Muhammadu Buhari, suo stesso partito, che dopo un decennio di potere sembra avere gettato alle ortiche le potenzialità di crescita della prima economia africana. Un decennio fa, nota anche come “stella d’Africa”, strada facendo si è eclissata.

Adesso, Tinubu sta cercando di riprendere la scia a cui era avviata prima di Buhari.

Prime riforme economiche di Tinubu pagano

A giugno il cambio è stato svalutato del 40%. Un dollaro vale oggi 776,50 naira, quasi perfettamente in linea con i tassi vigenti sul mercato nero. Dopo un calo iniziale, anche il Nigeria Exchange Group, la borsa nazionale, è ripresa a salire grazie agli afflussi dei capitali stranieri. Segna un +24% da inizio anno. Tra le altre principali misure adottate in questi primi mesi di presidenza, il taglio dei sussidi che tenevano artificiosamente bassi i prezzi del carburante, sebbene avranno un impatto iniziale negativo sui prezzi, già triplicati. E l’inflazione a maggio era già al 22,41%, per cui non potrà che continuare a salire.

E’ di questi giorni la notizia che Tinubu intende quotare in borsa la Nigeria National Petroleum, la compagnia petrolifera statale. Non è la prima volta che un simile progetto viene annunciato. Già Buhari intendeva farlo nei primi mesi dell’anno. Il governo è a caccia di 17 miliardi di dollari con l’IPO. Gli analisti stimano che ne servirebbero 30 per finanziare gli investimenti necessari per riattivare un’industria di fatto collassata dopo anni di cattiva gestione. Le estrazioni di greggio sono scese a una media di 1,2 milioni di barili al giorno negli ultimi mesi.

Erano il doppio nel 2005.

I problemi non mancano. Le entrate statali non arrivano al 9% del PIL e sebbene la spesa pubblica sia di appena il 14%, il deficit fiscale si aggirava intorno al 5,5% nel 2022. Ecco perché, a fronte di un debito pubblico sotto il 40% del PIL, i rendimenti dei bond nigeriani restano altissimi anche in dollari. Il rischio default è ben captato dai rating infimi assegnati loro dalle agenzie internazionali: B- per S&P e Fitch, Caa1 per Moody’s. Sono titoli “spazzatura”, come si usa dire in gergo.

Bond nigeriani in recupero e ancora ad alto rendimento

Resta il fatto che dai minimi toccati a marzo, i bond nigeriani in dollari abbiano ripreso a salire e finanche oltre il 20%. La scadenza a 5 anni, 28 settembre 2028 e cedola 6,125% (ISIN: XS2384698994), è passata da meno di 72 a più di 82 centesimi. Ancora sfiorano l’11% di rendimento lordo annuo. La scadenza a 10 anni, 28 settembre 2033 e cedola 7,375% (ISIN: XS2384701020), è salita da poco più di 65 a circa 80 centesimi. Anche in questo caso, offre all’incirca l’11%. E se allunghiamo l’orizzonte temporale, la scadenza 28 novembre 2047 con cedola 7,625% (ISIN: XS1717013095) si è impennata da 58 a oltre 71 centesimi. Il suo rendimento supera l’11,30%.

La svalutazione del naira comporta all’impatto un aumento del rischio sovrano, in quanto i bond nigeriani in dollari diventano più onerosi da rimborsare per lo stato. D’altra parte, questa misura serve a risollevare le sorti delle riserve valutarie, scese a giugno a 34,22 miliardi di dollari. Essa dovrebbe rilanciare le esportazioni e migliorare la bilancia commerciale, nonché attirare capitali dall’estero. Lo stesso farebbe l’aumento dei tassi d’interesse, attualmente al 18,50%. Ecco perché il mercato obbligazionario sale. Sconta un impatto favorevole sul rapporto debito/PIL dalle prime riforme economiche adottate da Tinubu. La speranza è che siano seguite da altre e che l’era Buhari sia definitivamente alle spalle.

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