Rispondiamo alla richiesta di lumi di un lettore, che ha effettuato nei mesi corsi investimenti su un paio di obbligazioni. Uno riguarda il bond di Banca IMI in dollari e cedola step-up con scadenza 23 dicembre 2020 (ISIN: IT0005055071) per 12.000 dollari, acquistato in data 19 febbraio a un prezzo di 100,65. Ebbene, questo titolo, peraltro illiquido, scambia attualmente a 100,29, infliggendo così una lieve perdita all’obbligazionista. Ma è naturale che, avvicinandoci alla data del rimborso, il prezzo del titolo si muova verso 100. Un suggerimento, prima ancora di proseguire nell’analisi, ce lo sentiamo di dare: quando mancano pochi mesi alla scadenza, non acquistate mai un bond a prezzi decisamente superiori al valore nominale di rimborso.

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Nell’ultimo anno, la cedola erogata è qui del 3%. Il lettore ha acquistato a un cambio euro-dollaro di allora pari a 1,08, sostanzialmente in linea a quello odierno. E anche in questo caso, l’investimento si è rivelato un azzardo, essendo stato il titolo acquistato quando il dollaro scambiava ai livelli più forti contro l’euro da anni. Per fortuna dell’obbligazionista, a causa della violenta crisi che sta investendo l’economia mondiale, il dollaro potrebbe persino apprezzarsi ulteriormente. In quel caso, anche un eventualmente disinvestimento anticipato già a un cambio in area 1,07 sarebbe sufficiente a mantenere intatto il valore dell’investimento. Ad ogni modo, le cedole corrisposte trimestralmente riuscirebbero a fruttare un reddito minimo, che di questi tempi non è scontato che accada.

E il bond in lira turca?

Lo stesso ha, poi, acquistato nell’agosto scorso obbligazioni per 10.000 lire turche emesse dalla Banca Inter-Americana per lo Sviluppo (IADB), in scadenza alla fine del settembre prossimo e con cedola 25% (ISIN: XS1883359264). Non sappiamo la data esatta dell’investimento, ma mediamente sappiamo che il cambio contro l’euro in quel periodo si attestava a 6,25, per cui l’importo speso, tenuto conto dei prezzi, sarà stato intorno a 1.760 euro.

Oggi come oggi, queste stesse obbligazioni nominali, al cambio odierno, valgono circa 1.370 euro. Considerando che il prezzo di acquisto si sarebbe aggirato sui 110 e che oggi risulta sceso a meno di 103, possiamo stimare la perdita effettiva sinora accusata nell’ordine del 20%.

L’ultima cedola che verrà erogata sarà il 28 settembre prossimo, alla data di scadenza del bond. Per allora, il lettore riscuoterà 2.500 lire di interessi, che al cambio odierno faranno poco più di 340 euro, mentre il capitale rimborsato varrebbe 1.370 euro. In totale, avrà incassato oltre 1.710 euro, pari a una perdita effettiva di quasi il 3% rispetto alla cifra spesa nell’estate scorsa. Per ammissione dello stesso, la prima cedola incassata aveva di poco superato l’entità del rateo pagato in fase di acquisto, essendo avvenuto questo a ridosso della scadenza di pagamento della cedola medesima, per cui tralasciamo di considerare tale importo ai fini del rendimento complessivo.

Chiaramente, se la lira turca dovesse indebolirsi ancora contro l’euro, il valore del capitale e della cedola a settembre si ridurrebbe, riuscendo ad aumentare le perdite sull’investimento. Tuttavia, oggi come oggi non avrebbe senso vendere, semmai ci sarebbe persino la speranza che la lira turca regga nei prossimi mesi o si rafforzi un po’, specie se l’inflazione nel paese decelerasse per via del crollo delle quotazioni petrolifere, trasformando i tassi reali negativi della banca centrale in positivi, attirando capitali esteri a caccia di rendimento. Fossi in lei – ma la mia è una riflessione a voce alta e non un suggerimento – lascerei il bond in portafoglio, puntando alla scadenza e a minimizzare le perdite grazie alla cedola.

Bond in lire turche a zero rischio credito, quale scegliere sulla scadenza a 2 anni?

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