Grande ottimismo attorno ai bond sovrani della Grecia. Lo spread decennale con i Bund in Germania si è ristretto in area 125 punti base o 1,25%. Tanto per farvi un’idea, i BTp a 10 anni offrono al momento quasi l’1,60% in più degli omologhi tedeschi. Detto diversamente, i rendimenti ellenici risultano ormai stabilmente sotto i livelli italiani. C’è qualcosa di malsano forse in questi numeri, che non tengono conto che Atene sia fallita nel 2012, pur non formalmente, e che dal 2010 al 2015 dovette essere salvata per tre volte dalla Troika (UE, BCE e FMI).

Solo che i mercati finanziari ragionano in prospettiva, tendono ad anticipare le notizie future, anziché rimuginare sul passato.

Da tempo ci si aspetta che i bond della Grecia siano promossi da almeno una delle principali agenzie di rating al livello “investment grade”. Ad oggi, S&P assegna loro il giudizio BB+ con prospettive positive, Fitch BB+ con prospettive stabili e Moody’s Baa3 con prospettive positive. Alla prima delle tre basterebbe far salire di un gradino i titoli di stato ellenici per riportarli tra gli investimenti non speculativi. Fondi privati e Banca Centrale Europea potrebbero tornare ad acquistarli, aumentandone la domanda e abbassandone così i rendimenti.

Bond Grecia tra alti ritorni e scarsa liquidità

La corsa dei bond della Grecia sta facendo la fortuna degli obbligazionisti. E come vedremo, non da poco tempo. Il decennale guadagna più del 4% in due mesi. La scadenza 15 giugno 2033 con cedola 4,25% (ISIN: GR0124039737) è salita ad una quotazione di quasi 104. Considerato il rateo attivo della cedola, in un bimestre l’ipotetico investitore avrebbe maturato un guadagno di poco inferiore al 5% lordo. Non si tratta di un caso isolato. L’indice di S&P dedicato ai bond della Grecia segnala che nell’ultimo decennio il ritorno medio annuo è stato del 9,50%. Infatti, dieci anni fa la quotazione si attestava sui 35 centesimi, mentre adesso è salito in area 91 centesimi.

Il rendimento medio in questo periodo è crollato dal 9,24% al 3,68%. Ancora peggio era andata nell’estate del 2015, quando si sfiorò l’uscita dall’euro o Grexit. Allora, il rendimento medio sfiorò il 23% e la quotazione sprofondava intorno ai 27 centesimi. Chi non si è fatto prendere dal panico e, anzi, ha puntato sui bond della Grecia controcorrente, ha vinto di gran lunga la scommessa. Solo che i dati vanno letti nella loro interezza. E’ vero che i prezzi sono saliti, ma il mercato sovrano di Atene aveva e continua ad avere un grosso problema di liquidità. Significa che gli scambi sul secondario restano scarsi e ciò può recare danni a coloro che volessero rivendere prontamente ai prezzi dati.

Ad esempio, il decennale sopra indicato debuttava sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana subito dopo la sua emissione a gennaio di quest’anno. Al 31 maggio scorso, gli scambi che lo hanno avuto ad oggetto sono stati appena 29 per un controvalore complessivo inferiore ai 725.000 euro. In pratica, ciascun contratto è stato di circa 25.000 euro. Numeri che fanno riflettere sull’opportunità per un investitore retail di guardare al mercato ellenico per spuntare rendimenti alti e in scia a prospettive allettanti.

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