Sembra un’era fa, ma soltanto nel 2015 eravamo a un passo dall’uscita della Grecia dall’euro. La parola “Grexit” era sulla bocca di analisti, economisti, commentatori politici e uomo della strada. Il default e l’addio di Atene all’Eurozona erano dati per quasi certi. Incredibilmente, non solo quello scenario non si è realizzato, ma oggi i bond della Grecia sono diventati star dei mercati finanziari.

La svolta è arrivata nel 2019, quando la sconfitta di SYRIZA, allora al governo, era data praticamente scontata da tutti i sondaggi.

E così avvenne. Il ritorno del centro-destra europeista alla guida del paese ha accentuato i guadagni, sostenuti dal previo risanamento fiscale. I rendimenti dei bond della Grecia sono letteralmente precipitati. Per farvi un esempio, la scadenza a 10 anni offriva ancora il 7-8% fino a 5 anni fa. Adesso, si tiene nei pressi dell’1% e a dicembre era scesa fino a circa mezzo punto percentuale.

Aspetto molto interessante di questo trend è la forte riduzione della volatilità. Secondo l’indice Bloomberg Barclays, è crollata dal 69% a cui era arrivata nel corso del 2015 al 3,8% di queste settimane. Significa che fare trading con i bond della Grecia è diventato molto poco rischioso, in quanto i prezzi tendono a muoversi non bruscamente, persino meno dei Treasuries. Chiaramente, non sono le condizioni macro del paese a garantire tale appeal ai suoi titoli del debito, bensì l’ombrello fornito loro dall’euro. Peraltro, dal marzo dello scorso anno la BCE acquista bond della Grecia con il PEPP, il programma monetario varato in emergenza contro il Covid.

Bond Grecia, il traino delle cedole

Chi ha avuto il coraggio di puntare sulla Grecia in una delle sue fasi più buie, oggi può cantare vittoria. Considerate il titolo in scadenza il 24 febbraio 2035 e con cedola step up (ISIN: GR0138007738). Fu emesso dopo la ristrutturazione del debito nella primavera del 2012.

Al suo debutto sul mercato secondario, prezzava appena sui 17 centesimi. Oggi, lo si acquista a quasi 132. Ha guadagnato il 660% solo in termini di capitale, a cui vanno aggiunti lauti compensi sul fronte delle cedole. Non perché queste siano state altissime (sono partite dal 2% e oggi sono del 4,3%), bensì per il fatto di essere state riscosse a fronte di un capitale investito bassissimo.

Un tasso d’interesse iniziale del 2% su un investimento nominale di 100, ma effettivo di 17,35 centesimi, implica un rendimento annuo di circa l’11,5%. In totale, tra capitale e cedole l’obbligazionista si sarebbe portato a casa l’800% in appena 9 anni. Fa un rendimento annuo composto di circa il 27,5%. Del resto, nella primavera del 2012 un bond della Grecia a 20 anni offriva un rendimento superiore al 10%, mentre oggi si limita all’1,4%.

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