Boom dei prezzi e crollo dei rendimenti per i bond egiziani in dollari nelle ultime sedute. I guadagni sono arrivati al 17% per le scadenze medio-lunghe, riflettendo il minore rischio sovrano percepito dagli investitori a proposito dell’economia nordafricana. La svolta è arrivata dopo che il governo di Il Cairo ha siglato un maxi-accordo da 35 miliardi di dollari con il fondo sovrano di Abu Dhabi, ADQ. Entro due mesi affluiranno nelle casse del primo ben 24 miliardi, in cambio della cessione dei diritti per lo sviluppo dell’area costiera di Alessandria.

Altri 11 miliardi arriveranno dagli investimenti necessari.

Maxi-accordo vitale per le finanze statali

Una vera boccata di ossigeno per un’economia in forte crisi da anni. I bond egiziani riprendono fiato e gli spread con i T-bond degli Stati Uniti stringono ai minimi da due anni. Il rischio default si attenua, visto che l’accordo farà incassare allo stato nordafricano molto più di quanto preventivato in precedenza. E il mercato sembra rispondere positivamente anche su altri fronti. La lira egiziana si rafforza contro il dollaro sul mercato nero. Il tasso di cambio si attestava ieri a 52,10 contro uno ufficiale di 30,95. Ma prima dell’accordo viaggiava a più di 62, doppiando il cambio ufficiale.

Svalutazione del cambio vicina

L’apprezzamento dei bond egiziani in dollari si deve anche a questo trend valutario positivo. Gli investitori credono che d’ora in avanti la svalutazione, considerata necessaria per arginare una crisi della bilancia dei pagamenti, sarà più facile da implementare in maniera ordinata. E si avvicinerebbe anche l’erogazione dei 3 miliardi stanziati dal Fondo Monetario Internazionale, il quale vuole prima vedere realizzate le riforme economiche per rilanciare la crescita e ridurre il deficit fiscale.

Negli ultimi mesi, l’Egitto ha sofferto le tensioni nel Mar Rosso. Gli attacchi dei ribelli Houthi dallo Yemen alle navi commerciali in transito ha drasticamente ridotto le entrate derivanti dai diritti di passaggio.

L’accordo con Abu Dhabi relega in secondo piano tali difficoltà, anche se gli effetti di lungo periodo saranno tutti da verificare. Esso potrebbe potenziare lo sviluppo delle aree turistiche da un lato, ma in assenza di riforme rischia di tradursi in un mero aumento dei consumi interni, ossia anche delle importazioni.

Boom bond egiziani, ma restano “spazzatura” per le agenzie di rating

Dicevamo, boom dei bond egiziani. La scadenza del 21 febbraio 2028 con cedola 6,588% (ISIN: XS1775618439) è salita ieri sopra 87,50 centesimi, segnando una crescita dell’11% in meno di una settimana. E la scadenza del 30 settembre 2033 con cedola 7,30% (ISIN: XS2391395154) si è portata a 78,50 centesimi, impennandosi nello stesso frangente del 17%. Stessa percentuale di crescita per l’obbligazione dell’1 marzo 2049 con cedola 8,70% (ISIN: XS1953057491), che ieri prezzava più di 74,60 centesimi.

I bond egiziani hanno rating “junk” o “non investment grade”: B- per S&P e Fitch, Caa1 per Moody’s. Vedremo se, alla luce dell’accordo di questi giorni e il conseguente allentamento delle tensioni a carico del bilancio statale, le agenzie di rating rivedranno i loro giudizi. La sensazione è che nuovi progressi sul mercato sovrano siano possibili a svalutazione avvenuta, misura fondamentale per risollevare le sorti delle riserve valutarie. A gennaio, erano salite leggermente a 35,25 miliardi di dollari. Il deficit commerciale nel 2023 si attestò a 36,9 miliardi, pur in calo dai 48,06 dell’anno precedente.

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