Il 2024 è iniziato con una mini-correzione del mercato obbligazionario dopo due mesi di corsa sfrenata dei prezzi. I rendimenti sono risaliti dai minimi toccati nei giorni di Natale, anche se restano abbondantemente inferiori ai livelli toccati in ottobre. Il taglio dei tassi di interesse per quest’anno non è in dubbio, anche se l’avvio sembra rimandato di qualche mese. L’inflazione è risalita sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona a dicembre, pur ai livelli sostanzialmente previsti con il dato “core” in ulteriore frenata.

Ma l’invito a non sottovalutare i bond indicizzati resta valido.

Houthi e Taiwan fomentano tensioni geopolitiche

Le tensioni geopolitiche non si stanno sopendo, anzi il Medio Oriente è sempre più una polveriera che rischia di esplodere del tutto. Alla guerra tra Israele e Hamas si aggiungono gli attacchi dei ribelli Houthi nello Yemen contro le navi mercantili di passaggio nel Mar Rosso. Stati Uniti e Regno Unito da giorni stanno rispondendo con raid mirati, al fine di impedire l’arresto del transito commerciale nell’area.

Bypassare il Mar Rosso è costoso e faticoso per le navi. Significa dove fare il giro dell’Africa attraverso il Capo di Buona Speranza, allungando la traiettoria di una decina di giorni. Di riflesso, i costi di trasporto aumentano e il rischio è che una seconda ondata inflazionistica travolga l’Occidente. Come se non bastasse, nel fine settimana passato a Taiwan si sono tenute le elezioni presidenziali, vinte dal candidato più temuto dalla Cina: l’indipendentista William Lai-Chi del Partito Democratico Progressista, già vice-presidente, anche se al Congresso risulta aver perso la maggioranza dei seggi.

Fattore chip cruciale

Pechino ha replicato alla vittoria facendo notare che la riunificazione con l’isola sarà “inevitabile”. Nessuno si aspetta un attacco imminente dell’esercito cinese contro Taiwan, ma la tensione rischia di alimentare diverse criticità anche sul piano commerciale.

Anche se Washington ha ribadito di non sostenere l’indipendenza dell’isola, le tensioni di Xi Jinping con l’Occidente montano. E ciò potrebbe portare a una nuova crisi dei chip come nel 2020-’21. Ricordiamo che Taiwan produce la quasi totalità dei chip di alta gamma e senza di essi non è stato possibile in pandemia costruire auto, elettrodomestici e dispositivi elettronici di varia natura.

Bond indicizzati in un portafoglio diversificato

Ecco il motivo per cui i bond indicizzati non andrebbero snobbati in questa fase. Pur con un’inflazione tendenzialmente calante, all’orizzonte esistono nubi geopolitiche imponderabili. A differenza dei fenomeni macroeconomici, almeno in parte prevedibili, la geopolitica non lo è. E viviamo tempi “caldi”, per cui la prudenza per chi investe deve essere mantenuta. D’altra parte è pur vero che il petrolio non riesce a salire stabilmente sopra 80 dollari al barile (Brent), mentre il Baltic Dry Index (BDI) è sceso ai minimi da novembre e sotto i livelli pre-attacco di Hamas a Israele.

Il BDI segnala i costi delle navi mercantili per il trasporto di merci non liquide. Poiché i costi di trasporto incidono direttamente sull’inflazione, esso ne può essere considerato un anticipatore. Infatti, la sua esplosione negli ultimi mesi del 2021 preconizzò i maxi-aumenti dei prezzi al consumo. Ma dai massimi recenti toccati a dicembre, il tonfo è stato del 56%. Dunque, bond indicizzati per una parte minoritaria del portafoglio obbligazionario, anche sfruttandone i prezzi relativamente bassi e senza voler ingigantire gli eventi in corso.

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