L’Egitto è nuovamente in crisi. L’economia del paese nord africano, che si regge prevalentemente sul turismo, ha subito un altro duro colpo dopo l’incidente all’aereo russo che ha messo in discussione l’efficienza degli apparati di sicurezza egiziani. Così resort e alberghi sono sempre più vuoti. I turisti in massa stanno lasciando Sharm el Sheikh e gli arrivi ormai sono col contagocce. A dare un durissimo colpo al turismo sul Mar Rosso è stato il decreto firmato dal presidente russo Vladimir Putin sul divieto dei voli dalla Russia verso l’Egitto dopo lo schianto di un Airbus A321 in volo da Sharm el Sheikh a San Pietroburgo.

Il divieto -secondo alcune fonti – non durerà solo qualche mese, ma anni e soluzioni simili potrebbero essere prese anche verso altri paesi. A questo punto le perdite economiche per Il Cairo potrebbero arrivare, secondo il ministro del Turismo egiziano, Hisham Zaazou, a 800 milioni di dollari se il divieto non verrà rimosso entro l’anno. I turisti russi e britannici (due dei Paesi che hanno decretato lo stop ai voli) rappresentano infatti il 66% del totale dei vacanzieri a Sharm el Sheikh ed il 52% dei turisti ad Hurghada.   Bond Egitto rendono fino al 9%   A risentirne ovviamente sono stati i mercati finanziari con la borsa egiziana che ha imboccato la via della discesa e la sterlina egiziana (EGP) che si indebolisce contro il dollaro. Ma anche le obbligazioni internazionali emesse da El Cairo e quotate sulla borsa del Lussemburgo. L’Egitto ha infatti emesso sul mercato due bond, uno con scadenza 2020 e l’altro con scadenza 2040 per complessivi 1,5 miliardi di dollari. Il primo, con coupon 5,75%, è sceso sotto quota 100 per un rendimento del 6,50% (XS0505265859). Il secondo, invece, con coupon 6,875%, è sprofondato a quota 83 e offre uno yield che sfiora il 9% (XS0505478684). L’Egitto gode di rating speculativo B- per Standard & Poor’s e B3 per Moody’s.
Proprio quest’ultima agenzia di rating aveva migliorato le sue valutazioni sull’Egitto lo scorso mese di aprile precisando che la decisione era legata ai progressi compiuti dal governo del Cairo per ridurre le vulnerabilità esterne e l’impegno profuso finora per portare avanti le necessarie riforme fiscali ed economiche. L’agenzia di rating aveva poi spiegato che il miglioramento era legato in particolare alle migliori prospettive degli investimenti esteri dopo il successo della conferenza economica internazionale svoltasi a marzo a Sharm-el-Sheikh. La decisione di Moody’s rappresenta il primo miglioramento del rating egiziano dopo cinque successivi declassamenti seguiti agli eventi che dopo la cosiddetta “primavera araba” portarono alla fine il 25 gennaio 2011 del regime guidato da Hosni Mubarak