Sono stati tra i migliori al mondo, se non i migliori, nell’ultimo anno e ancora a gennaio deliziavano gli investitori con un ritorno medio del 9%. Nel 2023 i bond sovrani del Pakistan hanno reso qualcosa come il 100% e punte fino al 135% sul tratto lungo della curva. Un rally che si spiega con l’ennesimo “bailout” ad opera del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Nel luglio scorso il paese asiatico ricevette 3 miliardi di dollari attraverso un programma di assistenza finanziaria della durata di nove mesi e in scadenza proprio a marzo.

In cambio, il governo di transizione ha accettato di tagliare i sussidi e di aumentare le entrate fiscali.

Verso il ritorno di Khan?

Domani, 128 milioni di elettori saranno chiamati a rinnovare 266 seggi in Parlamento. Centinaia i partiti in corsa, ma le attenzioni sono concentrate sull’ex premier Imran Khan, ex stella del cricket sfiduciato nel 2022 e successivamente arrestato. La sua estromissione dalla vita politica ha scatenato proteste di piazza partecipate e seminato instabilità e violenze. L’uomo punta a tornare alla guida del governo, anche se dovrà farlo con una formazione indipendente, essendogli stato impedito di correre con il simbolo del suo partito di provenienza.

Bond del Pakistan in rally, ma ora possibile una pausa

I bond del Pakistan denominati in dollari continuano ad offrire rendimenti altissimi. Si va dal 23,40% della scadenza di aprile con cedola 8,25% (ISIN: XS1056560920) al 15% dell’aprile 2051 con cedola 8,875% (ISIN: XS2322321964). Sul tratto medio-lungo troviamo il marzo 2036 con cedola 7,875% (ISIN: USY8793YAL66) sopra il 13% e che ieri saliva a 67 centesimi, guadagnando quasi il 3% in una sola seduta.

Il debito sovrano pakistano è classificato “spazzatura” dalle agenzie di rating: CCC+ per S&P e Fitch, Caa3 per Moody’s. E’ all’85% del PIL, ma preoccupa il debito estero nazionale. Nell’anno fiscale che inizia il prossimo luglio ne arriva a scadenza per 25 miliardi di dollari, praticamente il triplo delle riserve valutarie al netto degli aiuti dell’FMI.

C’è poca valuta pesante a disposizione rispetto agli oneri da sostenere e nel frattempo il deficit fiscale resta alto, al 6,5% del PIL, mentre il disavanzo commerciale è enorme. Nell’anno fiscale passato ammontava all’8% del PIL. Per fortuna, le partite correnti sfiorano il pareggio con un rosso dello 0,7%, segno che i capitali stranieri continuino ad affluire, malgrado i timori di default.

Alto rischio geopolitico

Molto alto resta il rischio geopolitico. Nelle settimane passate, l’Iran ha colpito obiettivi in territorio pakistano, facendo esplodere la tensione nell’area. Islamabad possiede la bomba nucleare, ragione per cui nessun paese al mondo può permettersi di sottovalutare l’impatto di una sua possibile instabilità politica, finanziaria ed economica. Questa è la vera arma di cui dispone questo stato da 241 milioni di abitanti, tra i più popolosi al mondo. E questo forse rende i bond del Pakistan un po’ meno allarmanti di quanto dicano i rating. L’FMI per primo dovrebbe garantire un nuovo sostegno dopo marzo. In media, dal 1950 lo ha fatto ogni tre anni. Washington non vuole disordini potenzialmente disastrosi per tutti. Anche perché questo è il vero protettorato dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan.

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