Questa settimana, Credit Suisse è tornata a rifinanziarsi sui mercati internazionali per un importo pesante. Ha emesso un bond denominato in euro per 2 miliardi. Scadenza marzo 2029 e “callable” a partire dal marzo 2028, il rendimento esitato è stato di 495 punti base sopra il tasso “mid swap”. Dati i tassi di mercato vigenti prima dell’operazione, il rendimento offerto ha sfiorato l’8%. E’ stato il più alto nella storia della banca svizzera. Subito dopo è arrivata l’emissione in dollari per 2 miliardi, scadenza a 11 anni e con rendimento esitato a +485 punti base sul Treasury.

In questo caso, saliamo al 9%.

Banca svizzera nella bufera

I proventi raccolti dai due bond Credit Suisse serviranno a finanziare la ristrutturazione bancaria in corso. I costi sono stati molto elevati, perché non sarebbe stato altrimenti possibile attirare investitori. I titoli posseggono rating medio-bassi: BBB- per S&P, BBB per Fitch e Baa2 per Moody’s.

L’istituto è rimasto coinvolto negli ultimi tempi da numerosi scandali finanziari, che hanno costretto parte della dirigenza alle dimissioni. Tra l’altro, a copertura delle perdite accusate si è reso necessario il lancio di un aumento di capitale da 4 miliardi di franchi svizzeri. Seguiranno 9.000 licenziamenti e una riorganizzazione dell’area investment banking. Tra l’altro, con un’iniezione di 1,5 miliardi, la Saudi National Bank salirà al 9,9% del capitale.

Rischi dei bond Credit Suisse

I due bond Credit Suisse si mostrano relativamente rischiosi per via di questi aspetti. Allo stesso tempo parliamo di una delle più importanti banche d’affari al mondo. Approfittare degli alti tassi offerti in una fase di difficoltà potrà rivelarsi una scommessa vincente. Inutile dire che con questi rendimenti vi sarebbe la protezione del capitale dall’alta inflazione attesa anche per i prossimi mesi.

Certo, nel caso del bond Credit Suisse in dollari bisogna fare i conti anche con il rischio di cambio.

Il biglietto verde dovrebbe indebolirsi nel medio e lungo termine contro la moneta unica. Al momento tratta ai massimi da venti anni a questa parte. Non a caso il titolo parte da un rendimento più elevato, pur non di molto rispetto alla tranche in euro e a fronte di una durata di quattro anni abbondanti più lunga. D’altra parte, il bond in euro è rimborsabile con un anticipo di un anno, lasciando eventualmente l’obbligazionista a bocca asciutta sul fronte dell’ultima cedola annuale.

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