Tassi d’interesse sempre più alti sulle obbligazioni di nuova emissione. E ciò è particolarmente vero negli USA, dove il rendimento medio dei titoli con rating BBB è più che raddoppiato in un anno dal 2,30% scarso a oltre il 5%. Ed ecco che Phoenix Copper, la compagnia mineraria attiva nell’estrazione di rame, ha lanciato l’emissione di un bond con maxi-cedola per l’importo di 80 milioni di dollari. Il ricavato sarà destinato a ravvivare la produzione del progetto Empire nello stato americano dell’Idaho entro il 2024.

Il titolo offre un interesse già altissimo: 8,50% lordo all’anno. Scade nel 2028-2032 e offre la possibilità agli obbligazionisti di scommettere al rialzo nel lungo periodo sul prezzo del rame. Infatti, il bond con maxi-cedola offre lo 0,15% in più per ogni aumento della quotazione sopra i 3,60 dollari per libbra. Il tasso massimo sarà del 20%. Facendo due conti, gli obbligazionisti riuscirebbero a incassare il 20% nel caso in cui il prezzo del rame salisse in area 11,27 dollari per libbra.

Ieri, la quotazione del metallo si attestava a 3,57 dollari al London Metal Exchange. Il massimo storico fu toccato agli inizi di marzo, quando superò i 4,90 dollari. Da allora, si è contratta di oltre il 27%. Il ripiegamento nelle ultime settimane è dato dai timori crescenti sul mercato circa una possibile recessione dell’economia americana e anche dell’Eurozona.

Bond con maxi-cedola, ecco il fattore di rischio

In genere, le società minerarie raccolgono denaro con aumenti di capitale. Le loro azioni effettivamente consentono agli investitori di scommettere sul trend delle materie prime estratte. Nel caso specifico, il bond con maxi-cedola crescente rappresenta una rara modalità di scommessa rialzista sul prezzo del rame. Ed è evidente che si tratti di un’ottica di lungo periodo. L’importo contenuto in emissione ci suggerisce di fare attenzione anche al rischio di liquidità. Potrebbe risultare difficile trovare un mercato secondario sviluppato su cui rivendere il titolo prima della scadenza.

E ciò non è mai positivo per gli obbligazionisti, i quali potrebbero dover attendere più tempo del necessario per disinvestire e magari saranno costretti spesso a farlo in perdita.

L’Empire Mine fu attiva tra il 1901 e il 1942. Si stima che possegga ancora 87.543 tonnellate di rame, oro, argento e zinco. Quando era sfruttata, offriva rendimenti annui nell’ordine del 6-8%.

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