E’ stato un duro colpo anche per i bond cileni l’esito di domenica per l’elezione di 155 rappresentati dell’assemblea costituente. I partiti tradizionali sono stati spazzati via da estrema sinistra e indipendenti, entrambi su posizioni radicali anti-mercato. La borsa ha reagito con un crollo quasi a doppia cifra, mentre il rendimento a 10 anni è salito di una dozzina di punti base al 3,94% e quello a 2 anni altrettanto all’1,22%.

C’è grande timore per la redazione della nuova Carta dopo oltre 30 anni di democrazia cilena fondata sulle regole definite negli anni Ottanta di Augusto Pinochet.

Si avverte il rischio che sia finito un lungo ciclo positivo sul piano della crescita e dell’approccio della politica all’economia. Anche perché già a novembre si terranno le nuove elezioni e, a meno di un miracolo, i due schieramenti tradizionali sembrano destinati a soccombere a favore dei candidati marxisti.

E’ saggio investire oggi sui bond cileni? Dobbiamo premettere che si tratta di debito con alti rating: A per S&P, A- per Fitch e A1 per Moody’s. In effetti, pur dopo un anno drammatico per via della pandemia, il rapporto debito/PIL risulta salito solamente al 32,5%. E dopo il -5,8% accusato dal PIL nel 2020, la crescita economica quest’anno è attesa in area 5%. Essa sarebbe trainata dal boom dei prezzi di materie prime come rame e litio, di cui il Cile figura tra i principali esportatori al mondo.

Bond cileni in euro

Tuttavia, le tensioni politiche rischiano di avere ripercussioni dirette e indirette sui bond cileni. Il tasso di cambio contro il dollaro guadagna quest’anno il 2,5%, ma perde altrettanto rispetto alle sedute immediatamente precedenti alle elezioni di domenica scorsa. A questo punto, una possibile soluzione per gli investitori sarebbe puntare ai bond cileni in euro. Rischio di cambio zero, rischio di credito medio-basso.

Le obbligazioni a 10 anni, scadenza 2 luglio 2031 e cedola 0,83% (ISIN: XS1843433639) arretra quest’anno del 2,7% e offre un rendimento attualmente dello 0,7%.

Certo, considerando che il BTp di pari durata ci offra almeno un terzo di punto percentuale in più, non viene neppure la voglia di prenderlo in considerazione. Tuttavia, a parte il minore rischio sovrano teorico, qua scommetteremmo anche sulla ripresa globale legata al boom delle “commodities”. E c’è un’altra scadenza in euro ancora più interessante: i green bond cileni 22 gennaio 2051 e cedola 1,25% (ISIN: XS2291692890). Dalla loro emissione di inizio anno, perdono oltre il 10% e oggi rendono l’1,90%. Anche in questo caso, facendo un confronto con i BTp non li troveremmo interessanti, ma la diversificazione geografica in un portafoglio d’investimenti resta importante.

Tornando al rischio politico, esiste certamente la possibilità di un cambio di linea sull’economia e, in generale, sui rapporti internazionali. Ma al momento sembrano ridotte le probabilità che il Cile scada in politiche marxiste che smantellino decenni di benessere costruito grazie al libero mercato. Probabile che già il governo attuale cerchi di reagire allo shock elettorale con politiche più assistenziali, ma senza minacciare l’ordine fiscale. Nel caso opposto, le agenzie di rating si occuperebbero di riportare tutti i partiti alla realtà.

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