Il Tesoro del Cile ha collocato sul mercato obbligazioni ESG, vale a dire con finalità ambientali e sociali, per un controvalore complessivo di 4,25 miliardi di dollari. Ottimo il riscontro tra gli investitori, quasi la metà dei quali (48,5%) sono stati gestori con un mandato esplicito di investimento nei bond ambientali, sociali e rivolti alla governance. L’emissione è avvenuta in euro e dollari e per entrambe le valute sono stati raccolti capitali con le più lunghe scadenze sinora per il Cile.

Nel dettaglio, il paese ha emesso un bond a 30 anni per 1,25 miliardi di euro e scadenza 2051.

Il rendimento esitato alla scadenza è stato dell’1,298%, +125 punti base sopra il tasso “midswap”, a fronte di un prezzo di aggiudicazione di 98,814 centesimi. Inoltre, ha riaperto il green bond con scadenza 2031 e sempre in euro per 400 milioni, esitando un rendimento dello 0,399%, +60 punti base sopra il tasso “midswap”. Per questo segmento, nel complesso gli ordini sono stati pari a 4,13 miliardi, 2,5 volte maggiori.

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Contestualmente, sono stati collocati sul mercato titoli in dollari con scadenza 2061 (40 anni) e per 1,50 miliardi a un rendimento del 3,116%, pari a 127 punti base sopra il Treasury a 30 anni. Riaperto anche il green bond in scadenza nel 2032 per 750 miliardi e per un rendimento dell’1,962%, +87 punti base sopra il Treasury di pari durata. In totale, gli ordini qui sono stati di 7,2 miliardi, 3,2 volte più alti degli importi offerti.

Bond ESG, ecco le finalità

Per il Cile si è trattato di un indubbio successo, grazie al quale il paese può allungare la durata media del suo debito e implementare il suo piano di emissioni, che per quest’anno è stato fissato a 19 miliardi di dollari, di cui fino a 6 miliardi in valute straniere. E sale a 12,6 miliardi il valore delle obbligazioni ESG emesse dal 2019 ad oggi. Quanto alle finalità, il Cile potrà utilizzare i capitali raccolti per progetti ambientali, come l’acquisto di nuovi autobus elettrici, per potenziare le energie rinnovabili e costruire edifici sostenibili.

Accanto ad esse, sono state fissate anche finalità sociali, tra cui il sostegno alle famiglie a basso reddito e aiuti alimentari ai disoccupati e ai giovani.

Dell’operazione si sono occupati BNP Paribas, HSBC, JP Morgan e Santader. Intanto, c’è da registrare che il peso cileno si sia rafforzato contro il dollaro ai massimi dall’ottobre del 2019, mese in cui esplosero le rivolte violente contro il governo e che provocarono decine di morti e la prima grave crisi istituzionale dalla fine dell’era Pinochet. Nell’ultimo anno guadagna l’8%, mentre in rialzo da mesi si mostrano i rendimenti sovrani, con il decennale al 2,90%, un livello relativamente elevato in questa fase per un’economia sviluppata quale quella cilena. Il fatto è che l’inflazione a dicembre qui è salita al 3%, a fronte di tassi d’interesse tagliati allo 0,50%. Per il resto, parliamo di un emittente con rating medio-alti: A+ per S&P, A- per Fitch e A1 per Moody’s.

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