La vittoria di Gabriel Boric al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Cile non è stata una sorpresa, annunciata da giorni dai sondaggi. Con il 55,9% dei voti, ha sconfitto il candidato dell’ultra-destra Jose Antonio Kast, filo-Pinochet. La reazione dei mercati non sarà tenera, a partire dai bond sovrani. Il prossimo presidente, che s’insedierà l’11 marzo, è il leader del movimento studentesco che due anni fa mise a soqquadro il paese, organizzando proteste contro il carovita e quasi portando alla caduta del governo di Sebastian Pinera.

E’ un esponente della sinistra radicale, tant’è che si pone a capo di una coalizione che include i comunisti.

Boric intende smantellare il sistema pensionistico cileno, un gioiello per gli standard internazionali, con ogni probabilità mettendo in fuga i capitali esteri. Punta a un sistema economico meno diseguale, dove lo stato avrà maggiori poteri d’intervento. Possibile una nuova ondata di nazionalizzazioni, dell’acqua in primis. Peraltro, è in corso la riforma della Costituzione da parte di un’assemblea costituente, per la stragrande maggioranza composta da esponenti di estrema sinistra e indipendenti. Boric ne appoggerà certamente l’esito.

Bond Cile giù insieme al cambio

I bond cileni quest’anno sono andati male di loro. Il rendimento a 10 anni è più che raddoppiato dal 2,85% a quasi il 6%. Nel frattempo, il tasso di cambio contro il dollaro è crollato del 17%. La botta riguarda anche i titoli denominati in valute forti straniere. Il bond in dollari con scadenza 31 gennaio 2031 e cedola 2,45% (ISIN: US168863DP09) è sceso quest’anno da una quotazione di quasi 107 a una sotto la pari.

Nel tentativo di frenare l’inflazione, salita al 6,7% a novembre, la banca centrale ha alzato i tassi quattro volte negli ultimi mesi, portandoli al 4%. Erano allo 0,5% fino al giugno scorso. La vittoria di Boric va inquadrata all’interno di una tendenziale svolta a sinistra dell’intera America Latina.

Dopo il Messico nel 2018 e al ritorno dei peronisti al potere in Argentina l’anno seguente, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad affermazioni anche in Bolivia e Perù. L’Ecuador ha fatto eccezione. Si paventano politiche ostili al mercato, sebbene la maturità economica cilena dovrebbe evitare mosse azzardate e designazioni di ministri eccessivamente estremisti da parte del presidente eletto.

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