L’invasione russa dell’Ucraina è stata uno tsunami per i mercati obbligazionari degli stati coinvolti. Non è stata soltanto la guerra in sé ad avere travolto i prezzi dei titoli, ma soprattutto le sanzioni comminate da USA e Unione Europea (UE) contro la Russia e, per estensione, alla Bielorussia. I bond sovrani di quest’ultima si comprano oramai per pochi spiccioli.

La Bielorussia non era stata coinvolta nella guerra nei primi giorni dell’invasione, ma dopodiché ha concesso ai russi anche di entrare in Ucraina attraverso il suo territorio.

Fino a qualche tempo fa, sarebbe stato forse difficile immaginarlo. Il presidente Alexander Lukaschenko, al potere dal 1994 e pur essendo da sempre stato un nostalgico sovietico e filo-russo, si era allontanato da Mosca per il timore di fare proprio la fine dell’Ucraina odierna. Tuttavia, le ultime elezioni presidenziali del 2020 sono state seguite da vivaci proteste di piazza per i presunti brogli ai danni degli oppositori. Minsk è stata sanzionata dalla UE, mentre ha ricevuto appoggio dal Cremlino, al quale si è irrimediabilmente legata di nuovo.

Bond Bielorussia sull’orlo del default tecnico

I bond della Bielorussia in dollari con scadenza 28 febbraio 2023 e cedola 6,875% (ISIN: XS1634369067), cioè rimborsabili tra meno di un anno, sono precipitati a una quotazione di appena 12 centesimi. Erano a 99 centesimi a inizio anno e ancora sopra 93 il 25 febbraio scorso. A questi prezzi, offre un rendimento lordo annuo del 922%. Spostandoci sul tratto a 5 anni la situazione migliora di poco: scadenza 29 giugno 2027 e cedola 7,625% (ISIN: XS1634369224) a neppure 6 centesimi nella mattina di oggi, rendimento al 183%.

Il mercato sconta chiaramente il default. La Bielorussia dispone di riserve valutarie per 8,5 miliardi di dollari, a fronte di partite correnti tendenzialmente positive negli ultimi trimestri. Ma il “congelamento” degli asset da parte dell’Occidente rende molto difficile al paese di pagare i debiti con l’estero.

Vedremo se Minsk onorerà nei prossimi mesi il pagamento delle cedole o se seguirà l’esempio di Mosca, che punta a saldare le scadenze tramite pagamenti in valuta locale. In ogni caso, si tratterebbe di default, pur tecnico. Certo, se la guerra finisse presto, si trovasse una soluzione onorevole per tutti e le sanzioni fossero gradualmente ritirate, il sollievo finanziario porterebbe al boom dei prezzi anche per i bond della Bielorussia, declassati nei giorni scorsi a CCC da S&P e Fitch e a Ca da Moody’s.

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