Dopo anni di “glaciazione” il mercato obbligazionario torna tra i pensieri dei piccoli investitori. Fino a un anno fa o poco più era difficile anche solo immaginare di portare a casa rendimenti dignitosi senza tampinare le scadenze lunghissime e/o rovistare tra le emissioni più rischiose. Invece, oggi è possibile ottenere anche più del 4% comprando titoli di stato italiani e senza neppure eccedere nella durata dell’investimento. L’aumento dei tassi di interesse, seguito al boom dell’inflazione, ha stravolto il quadro.

Ma risulta anche oggi stesso difficile trovare sul mercato un’obbligazione a sconto di oltre il 70%. E’ il caso del bond BERS, di cui vi abbiamo già parlato in passato e che oggi vi riproponiamo.

Obbligazione in lire italiane e poi convertita in euro

Per prima cosa, qual è il significato di sconto per un titolo del debito? Un’obbligazione ha il suo prezzo di mercato, che può divergere anche profondamente rispetto a quello di emissione e a quell’altro a cui verrà rimborsato alla scadenza. Ciò dipende da svariati fattori, tra cui la percezione del rischio, le variazioni dei rendimenti di mercato, ecc. Se compro a 30 centesimi un titolo che mi sarà pagato dall’emittente a 100 alla scadenza, di fatto sto ottenendo uno sconto del 70% del valore nominale del capitale. Significa che spendo 30 per qualcosa che vale (pur non subito) 100.

Il bond BERS di cui parliamo ha scadenza in data 4 febbraio 2048 (ISIN: XS0083662923). Sarà rimborsato, quindi, tra poco meno di 25 anni. E fu emesso poco più di 25 anni fa, cioè nel febbraio 1998. Di fatto, ci troviamo a metà strada. La sua durata iniziale fu di 50 anni. Aspetto curioso: l’emissione avvenne in lire italiane, perché l’euro ancora non esisteva. Anzi, non c’era neppure la certezza che l’Italia ne avrebbe fatto parte.

Emissione senza cedola

Per cosa sta BERS? Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.

Trattasi di un ente sovranazionale che ha l’obiettivo di aiutare gli stati europei e del Mediterraneo che vogliano transitare verso un’economia di mercato e che adottano principi di democrazia nelle loro legislazioni. Il bond BERS fu emesso per un valore di 2.000 miliardi di lire, qualcosa come più di 1 miliardo di euro. E sapete quale fu il prezzo all’emissione? Appena 6,133 centesimi. In poche parole, gli investitori pagarono un lotto minimo di 1 milione di lire solamente per 61.330 lire.

Com’è stato possibile un livello così basso? Il bond BERS non stacca cedole, è un cosiddetto “zero coupon”. Ciò implica che il suo rendimento è determinato solo dalla differenza di prezzo tra la data di emissione o acquisto e quella di rimborso o disinvestimento anticipato. Il rendimento medio annuo spuntato dal mercato nel febbraio del ’98 fu così del 5,74%. A dispetto della quotazione infima, non fu neppure esagerato. Lo notiamo grazie al confronto con la situazione odierna. Oggi, lo stesso bond BERS quota a 28,33 centesimi, cioè a sconto di quasi il 72% sul valore nominale. Questo prezzo corrisponde a un rendimento alla scadenza del 5,28%.

Calcolo rendimento bond BERS

Come si esegue il calcolo? Con la seguente formula: Rendimento totale = (100 : 28,33) = 3,53 = 253%. Per ottenere il rendimento medio annuo, dobbiamo elevare quel 3,53 per 0,0408. Quest’ultimo è dato dal rapporto tra 1 e 24,5288 (gli anni residui). Al di là delle complicazioni matematiche, stiamo affermando che il bond BERS continua a rivelarsi sorprendentemente redditizio. Lo è per una ragione semplice: non offrendo cedole, gli investitori pretendono una remunerazione più alta rispetto a un bond di pari durata e rischio. A proposito, l’emittente presenta un rischio di credito sostanzialmente nullo. Ha un rating tripla A, cioè teoricamente non dovrebbe fallire.

Qual è stato il rendimento del bond BERS dall’emissione ad oggi? Ricorrendo alla formula di cui sopra e mutando il prezzo finale, oggi di 28,33 centesimi, otteniamo che esso è stato del 6,19% annuo lordo, il 362% complessivo.

Tenuto conto dell’inflazione italiana in questo quarto di secolo, pari all’1,94% medio annuo, e scontando la tassazione del 12,50% (le emissioni sovranazionali sono sottoposte alla stessa aliquota applicata ai titoli di stato italiani), otteniamo un rendimento netto reale del 3,48%. Chi avesse investito in questo titolo, potrebbe oggi cantare vittoria. Infine, considerate anche che la quotazione a inizio 2021 superò i 34 centesimi. In quella fase, il rendimento medio annuo lordo risultava sceso al 4%.

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