Vengono da tre anni negativi e il crac di Credit Suisse sembrava averli affossati. Nel marzo dello scorso anno, la banca elvetica azzerò cosiddetti bond AT1 per un controvalore di 17 miliardi di franchi. L’evento impressionò per svariati motivi. In primis, perché riguardò una grande banca internazionale, peraltro svizzera. Secondariamente, l’entità fu elevata. E terzo, gli obbligazionisti subordinati furono coinvolti nelle perdite senza che gli azionisti facessero per intero la loro parte. Quest’ultimo aspetto fu reso possibile dalla peculiare normativa nello stato alpino.

L’Unione Europea si affrettò allora a chiarire che una cosa del genere da noi non sarebbe legale.

Cosa sono le obbligazioni ibride

I bond AT1, acronimo per Additional Tier 1, sono obbligazioni “ibride” ai fini regolamentari, cioè trattati per metà come fossero capitale e per l’altra metà debito a bilancio. Consistono in emissioni perpetue, cioè formalmente senza scadenza. Tuttavia, prevedono quasi sempre una o più date “callable” nelle quali esercitare la facoltà di rimborso anticipato. Offrono cedole relativamente elevate ai possessori per via dei rischi maggiori sostenuti. Oltre alla suddetta assenza di una scadenza, c’è da considerare la possibilità per l’emittente di azzerare il capitale o di convertirlo in azioni nel caso di discesa dei ratios patrimoniali sotto un certo livello prestabilito, così come di rinviare o annullare il pagamento delle cedole con il rischio di insolvenza.

Boom per l’Etf di Invesco

Malgrado il brutto colpo incassato, i bond AT1 si sono ripresi abbastanza presto. E ce lo segnala anche Invesco AT1 Capital Bond UCITS ETF Eur Hedged Dist (ISIN: IE00BFZPF439). Trattasi di un Etf che replica l’andamento dell’indice iBoxx Usd Contingent Convertible Liquid Developed Market AT1. I titoli sono tutti denominati in dollari Usa, ma il fondo ha valuta in euro. Ha chiuso con un rendimento dal segno meno nel triennio passato: -0,49% nel 2021, -17,78% nel 2022 e -6,03% nel 2023.

Ma negli ultimi mesi esibisce un recupero straordinario. Su base annua, offre +14,87% ad oggi, frutto di un +8,30% in termini di prezzo e di un +6,57% per via del dividendo in euro.

La quotazione sfiora i 16 euro, ma ai minimi dello scorso anno era arrivata a scendere a 13,15 euro proprio nei giorni dell’azzeramento dei bond AT1 di Credit Suisse. Da allora, l’apprezzamento supera il 21%. In questo momento, la valutazione è risalita ai massimi da tredici mesi. Resta ben sotto i massimi storici di metà 2021 a circa 18 euro. Da considerare che l’Etf fu lanciato nel giugno del 2018. Il trend risente del migliore clima sui mercati per l’atteso allentamento monetario globale. Il taglio dei tassi è atteso a breve e questo tendenzialmente favorisce da mesi l’intero mercato obbligazionario.

Bond AT1 beneficiano dell’atteso taglio dei tassi

Nello specifico, condizioni più espansive riducono gli spread, andando a beneficio maggiore delle obbligazioni “high yield” e più rischiose. L’appetito per i bond AT1 cresce con il calo dei rendimenti di mercato, visto che tra gli investitori aumenta la propensione al rischio. E tassi più bassi gravano di meno sui bilanci delle imprese finanziariamente fragili, finendo per ridurre anche i rischi a carico delle banche esposte. Per tale via, si abbassano anche le probabilità che scatti il trigger sotto il quale viene fissato l’azzeramento dei subordinati. Ecco spiegato il loro recupero in doppia cifra.

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